Multa europea, il Tar boccia il ricorso
Il Tribunale amministrativo regionale ha respinto il ricorso presentato separatamente dalla Regione Veneto e dal Comune di Venezia contro il decreto della Presidenza del Consiglio dei ministri che impone il pagamento della multa (quasi 2 milioni in rate semestrali di 388 mila euro) affibbiata dalla Commissione Europa per la mancata messa in sicurezza d’emergenza della discarica tossica nell’area Malcontenta C e in altre quattro situate nelle aree di Marghera (Sordon, Miatello, Maranzani B) e Carpenedo. Si tratta di discariche - come la Malcontena C di 15 ettari, vicinissima al centro abitato - dove quarant’anni fa sono stati sotterrate grandi quantità di residui tossici (idrocarburi, organoclorurati, ecc.).
La bocciatura del Tar. In particolare il Tar Veneto ha dichiarato inammissibili i due ricorsi - il 277/2016 della Regione Veneto e il 292/2016 del Comune di Venezia - che chiedevano l’annullamento della diffida della Presidenza del Consiglio dei ministri del 21 dicembre 2015 che li ha qualificati come «soggetti inadempienti» il cui comportamento ha determinato «un grave pregiudizio agli interessi nazionali, nonché il pagamento di un’ingente sanzione pecuniaria europea a carico della Repubblica italiana, relativamente alle predette discariche, interventi di messa in sicurezza e di esecuzione ovvero di rilascio dei provvedimenti conclusivi dei procedimenti di bonifica realizzati».
Il ricorso a Mattarella. Il Comune di Venezia dopo la bocciatura del Tar ha presentato, poche settimane fa, un ricorso straordinario dalla Presidenza della Repubblica sostenendo «l’insussistenza dei presupposti per ravvisare un qualsiasi inadempimento comunale» relativo alle discariche in questione. A questo punto solo il presidente Mattarella potrebbe evitare che la multa europea ricada sul Comune di Venezia che, in caso di bocciatura, dovrò pagare la prima rata alla scadenza della sospensiva di 90 giorni decisa dalla Conferenza Stato-Regioni del maggio scorso. Fatto sta che il ministero delle Finanze, che ha già pagato la multa alla Commissione Europea e con una notifica dell’aprile scorso alla Regione Veneto «quale responsabile in solido», l’ha invitata a concordare con il Comune «le modalità attraverso le quali provvedere al suddetto reintegro che, in base alla normativa vigente, può avvenire anche mediante compensazione, fino a concorrenza dei rispettivi importi, con altri trasferimenti dovuti dallo Stato».
Del resto sono passati vent’anni dal Masterplan per il risanamento delle aree inquinate di Porto Marghera e a tutt’oggi solo il 10% dei 1.600 ettari di aree del “sito di interesse nazionale” di Porto Marghera ha concluso l’iter procedurale e realizzato la messa in sicurezza o bonifica. Tant’è che la Commissione Europea se n’è accorta e nel 2014 ha avviato la procedura di infrazione per grave inadempienze a carico della Regione Veneto che a sua volta l’ha “girata” al Comune di Venezia che ora spera in una liberatoria del Capo dello Stato.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia