“Mughe”, spunta il nome di un ragazzo
ANNONE. Spunta il nome di un ragazzo nel fascicolo aperto dalla Procura al Tribunale dei Minorenni di Venezia in relazione alla morte Muhamed Sinanovski, il tredicenne di origini macedoni di Barco di Pravisdomini morto per annegamento mercoledì sera che militava nelle giovanili del Portogruaro e giocava nei Giovanissimi dell’Annone. Il nome compare nella relazione che i carabinieri di Motta di Livenza hanno inviato alla Procura dei Minorenni dopo aver sentito gli amici di “Mughe” che, mercoledì scorso, avevano deciso di trascorrere un pomeriggio insieme a giocare lungo le sponde del fiume Fiume, raggiungendo la località di Brische.
Dalle risposte ottenute dagli amici di “Mughe”, i carabinieri di Motta hanno segnalato come nel comportamento di uno di questi ragazzi sia ravvisabile un reato. Trattandosi di un ragazzo di età superiore ai 14 anni, perciò penalmente perseguibile, è scattata la segnalazione alla Procura.
La Procura, intanto, ha disposto l’autopsia sul corpo di Muhamed per stabilire se la morte sia sopraggiunta per ipotermia oppure per annegamento. La salma del ragazzino resta perciò chiusa in una cella frigorifera dell’obitorio di Oderzo. E proprio per gli sviluppi dell’indagine non è stato concesso il nulla osta alla sepoltura. Senza questo documento la salma non può essere trasferita nei dintorni di Debar, il paese della Macedonia al confine con l’Albania da cui proviene la famiglia Sinanovski. La madre di Muhamed, Senada, venerdì scorso è partita per il suo paese d’origine, sostenuta dall’affetto dei suoi genitori, i nonni di “Mughe” e di altri familiari per preparare il rito funebre. Nell’abitazione di via dell’Argine, a Barco, è rimasto Bajaram, muratore e papà di “Mughe”, chiuso in un dolore atroce. La famiglia Sinanovski, infatti, aspetta le condoglianze dei genitori degli amici del piccolo morto. «Siamo dispiaciuti», fa sapere Bajaram Sinanovski, «che ancora nessuno sia fatto sentire. Ora vogliamo sapere come sono andate le cose. C’è stata o non c’è stata questa spinta? Se qualcuno ha sbagliato, se è vero che c’è stata una spinta, dobbiamo e vogliamo saperlo».
Il papà di “Mughe” fa riferimento alle voci circolate all’indomani della tragedia e successivamente raccolte dai carabinieri e delle quali sono state trovate tracce in alcune chat e nei profili facebook di ragazzini. Di qui la necessità da parte delle forze dell’ordine avviare accertamenti sull’ipotesi della spinta risultata poi fatale.
Su quest’ipotesi, domenica, era intervenuto anche don Giacomo Tesolin, parroco di Pravisdomini. Il sacerdote dal pulpito ha difeso gli amici che erano insieme a “Mughe” al monento della tragedia biasimando la ricostruzione della spinta e definendola una montatura.
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