Mostra del Cinema, serata di pre-apertura con «Le mani sulla città»

Serata di apertura all’Arena di Campo San Polo con il capolavoro di Francesco Rosi, leone d’oro cinquant’anni fa. In anteprima mondiale il restaruo della Cineteca Nazionale

VENEZIA. La tradizionale Serata di pre-apertura della Mostra del Cinema, che si svolge nel centro storico della città, si conferma quest’anno in veste rinnovata. Il 27 agosto, all’Arena di Campo S. Polo, sarà proiettato il capolavoro di Francesco Rosi «Le mani sulla città» (1963), film vincitore del Leone d’oro 50 anni fa, in un restauro digitale a cura della Cineteca Nazionale di Roma, effettuato per l’occasione e presentato in prima mondiale.

«Le mani sulla città di Francesco Rosi» (Leone d’oro alla carriera della Mostra di Venezia 2012) è un’opera fondamentale della storia del cinema italiano, un film-denuncia che racconta l’intreccio tra politica e poteri economici in una Napoli devastata dalla speculazione edilizia. Una magistrale interpretazione di Rod Steiger, un affresco di grande potenza visiva, con una memorabile fotografia in bianco e nero di Gianni Di Venanzo, le cui sfumature saranno di nuovo apprezzabili su grande schermo.

Nel film, il crollo di un palazzo mette in luce gli intrallazzi dell’astuto imprenditore edile Edoardo Nottola (Rod Steiger), che vuole piegare ai propri fini il piano regolatore della città. Nottola aspira a diventare assessore comunale, ma con il crollo del condominio vede compromesso il suo prestigio. Così abbandona il partito di destra per il quale voleva candidarsi, passa a quello di centro e viene eletto. Nonostante le proteste dell’opposizione, Nottola diventa assessore all’edilizia e apre indisturbato nuovi cantieri.

Francesco Rosi (Napoli, 1922) si afferma come autore proprio alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1958 con La sfida, che ottiene il Premio Speciale della Giuria. In quel film, girato nel mercato ortofrutticolo di Napoli, come nel successivo I magliari (1959, premiato a San Sebastián), ambientato tra venditori di stoffe e tappeti ai limiti della legalità, è già presente quel dato cronachistico che, filtrato dalla finzione drammatica, costituisce la peculiarità del suo cinema. In Salvatore Giuliano (1961), Orso d’argento a Berlino, l’uso di materiale di repertorio caratterizza uno stile da reportage giornalistico di rara efficacia, inaugurando un nuovo tipo di cinema politico, documentato e legato alla realtà più scomoda, sempre rivolto a capire il presente anche quando parte da materiali storici. Nel 1963 Francesco Rosi ottiene la definitiva consacrazione vincendo il Leone d’oro a Venezia con «La mani sulla città». Torna alla Mostra di Venezia nel 1970 con un altro film di forte impegno civile, «Uomini contro», tratto da «Un anno sull’altopiano» di Lussu, fornendo uno sguardo privo di retorica della prima guerra mondiale.

«Il caso Mattei» (1972), Palma d’oro a Cannes, segna il ritorno allo stile del reportage nella ricostruzione delle vicende del presidente dell’Eni (interpretato da Gian Maria Volonté, premiato a Cannes con una Menzione speciale), fino alla sua morte in circostanze mai chiarite, gettando una luce inquietante sulle connivenze tra potere politico e oscure trame destabilizzanti. Il successivo «Lucky Luciano» (1975), nuovamente con Volonté, ricostruisce gli ultimi anni di vita che il boss trascorre in Italia portando nella tomba i suoi segreti.

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