Mose, tutti a New York Il progetto a Bloomberg

La delegazione veneziana guidata dal sindaco Orsoni nella Grande Mela Ancora polemiche sul funzionamento del sistema. I comitati: «Paratoie instabili»
Di Alberto Vitucci

Il Mose a New York. Nel pieno delle polemiche, con le inchieste giudiziarie ancora aperte, il Consorzio vola in America per «vendere» il suo progetto agli americani. È la strategia del voltar pagina, inaugurata dalla nuova dirigenza, il presidente Mauro Fabris e il direttore Hermes Redi. Mercoledì pomeriggio, quando in Italia era già sera, la delegazione italiana in questi giorni in visita nella Grande Mela ha incontrato il sindaco Michael Bloomberg. C’erano il sindaco Giorgio Orsoni e il suo consulente diplomatico Antonio Armellini, il rettore di Ca’ Foscari Carlo Carraro, il direttore del Consorzio Hermes Redi e l’ingegnere Giovanni Cecconi. Si è parlato di Mose, ma anche di interventi per il «recupero ambientale in laguna». «Venezia è città della modernità e dell’innovazione», ha detto Orsoni a Bloomberg, «città fatta di storia ma anche capace di esprimere la più alta tecnologìa con il sistema Mose». Incontri con la Municipalità della Grande Mela e il gruppo Long term planning e quelli del gruppo C40, a cui ha aderito anche Venezia, per mettere in rete le conoscenze e le esperienze di città che hanno problemi ambientali simili. La tesi è quella che il Mose sia un intervento di ingegneria ambientale. Tesi che i comitati «No Mose» contestano. «Le dighe del Mose sono irreversibili», denunciano i comitati, «per costruirle si sono scavati in laguna milioni di metri cubi di fondali e al loro posto saranno messi blocchi di calcestruzzo grandi come grattacieli». Nuovi dubbi emergono anche sul funzionamento della struttura di paratoie. 78 in tutto, divise nelle tre bocche di porto (20 più ventuno nelle due schiere al Lido, 19 a Malamocco, 18 a Chioggia). L’ingegnere Vincenzo Di Tella ricorda come sia ancora irrisolto il problema della risonanza e dell’instabilità delle singole paratoie in caso di mare molto agitato.

Al Consorzio rispondono che le paratoie sono state modificate dopo le osservazioni del consulente cinese, il professor Chang Mei. Che già negli anni Novanta aveva sollevato il problema da componente del collegio degli esperti internazionali. Sul Mose intanto pesa anche l’incognita della manutenzione e della gestione. Ci vorranno almeno 45 milioni di euro, l’equivalente di quanto arrivava fino a qualche anno fa in città con la Legge Speciale per la manutenzione. Una cifra consistente, che prevede la sostituzione dell’intera schiera di paratoie ogni 5 anni. Considerato che le paratoie sono 78, ne dovrà essere prelevata una in media ogni 24-25 giorn, trasportata all’Arsenale per la manutenzione.

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