Mose, società in house pronta per l’estate: «I canoni demaniali restino a Venezia»

Prima audizione in Comune per il nuovo presidente dell’Autorità. Attesa per il via libera allo statuto dalla Corte dei Conti

Eugenio Pendolini
Una delle fasi della manutenzione straordinaria delle paratoie di Treporti
Una delle fasi della manutenzione straordinaria delle paratoie di Treporti

 

Il tempo delle sperimentazioni, per Venezia, non finisce mai.

Sperimentale è il Mose, per sua stessa definizione (il cui collaudo è destinato ancora a slittare verso la fine dell’anno). Stesso dicasi per la nuova Autorità per la laguna che il presidente Roberto Rossetto, lunedì alla sua prima uscita pubblica in Comune, definisce senza giri di parole una «sperimentazione istituzionale», a cui spetta il difficile compito di governare la laguna e fare sintesi tra tre ministeri.

E sperimentali, infine, dovranno essere anche le ricette per dare futuro alla salvaguardia dell’ambiente di Venezia. E di renderlo sostenibile, anche economicamente.

Da qui, la proposta – anche se per ora solo accennata – dello stesso Rossetto di far fruttare gli introiti derivanti dalle svariate concessioni demaniali e autorizzazioni disseminate nelle varie amministrazioni locali dei comuni affacciati sulla gronda lagunare e di valorizzarne i servizi.

«Oggi lo Stato incassa solo cinque milioni, dovremmo riuscire a metterli a sistema per ottenere qualcosa in più, da destinare poi alla salvaguardia».

Un’idea, quella accennata davanti ai consiglieri comunali presenti per la sua prima audizione, che Rossetto lascia intendere di voler approfondire quanto prima con i tecnici del ministero.

In attesa che l’Autorità - avvenuto a fine anno il passaggio di consegne dal commissario straordinario al Mose - possa trasformarsi in una struttura fatta e finita. A distanza di quasi 5 anni dalla sua creazione (erano i tempi del governo Conte 2), ci vorrà però ancora del tempo.

Statuto e codice fiscale

«Oggi l’Autorità sono io con il mio cellulare», ci scherza su Rossetto all’inizio della sua illustrazione in commissione consiliare, «negli ultimi vent’anni non è mai esistito un ente come questo, tutti finora erano emanazione del ministero delle Infrastrutture. Noi invece dobbiamo fare sintesi. Ecco perché finora abbiamo avuto un percorso faticoso».

Ad ottobre scorso, l’Autorità ha adottato un suo statuto, poi trasmesso al ministero dei Trasporti e al ministero dell’Economia e delle Finanze.

Al momento, siamo alla fase della registrazione da parte della Corte dei Conti. La speranza del presidente è di avere il via libera a giorni.

Solo a quel punto, l’Autorità potrà avere anche un codice fiscale e, quindi, essere in tutto e per tutto operativa anche nei pagamenti.

Il nodo del personale

Un dettaglio non di poco conto, se si considera che solo allora si potrà procedere alla questione spinosa (una delle tante) del personale proveniente dal Provveditorato oltre che da Consorzio Venezia Nuova, Thetis e Comar. In totale, un centinaio di professionalità di alto livello.

«Oltre a ricoprire il ruolo dell’ex Magistrato alle Acque», spiega Rossetto, «avremo anche la gestione del Mose con una società in house, ancora da costituire: contiamo di costituirla in estate».

Serviranno forze fresche. E non solo in quel settore. La polizia lagunare, ad esempio, è oggi ridotta ai minimi termini: basti pensare che da un paio d’anni non esiste più il presidio in laguna sud, la cui sede di Chioggia è vuota da tempo.

Infine, cresce l’attesa per conoscere i nomi dei componenti del Comitato scientifico, nominato dal presidente tra «voci autorevoli, anche dissonanti, nel mondo della scienza».

Manutenzione Mose e risorse

In ballo, c’è poi il futuro della grande opera. E la sua manutenzione. Manca infatti ancora la gara per le paratoie di Lido, Malamocco e Chioggia.

«Siamo ancora in fase di sperimentazione», di nuovo Rossetto, «l’esperienza di Fincantieri a Treporti ci ha fatto capire qual è il ciclo manutentivo».

Cruciale, in questa partita, è il tema delle risorse. L’Autorità, in questo momento, può contare su qualche milione di euro per il funzionamento dell’ente, oltre che sui 63 milioni per la gestione e la manutenzione delle paratoie fino al 2034.

«Cercheremo di capire se sono adeguati o meno, non abbiamo ancora contezza invece di quali saranno i costi per la manutenzione degli impianti del Mose», taglia corto Rossetto. Lo si capirà in un secondo momento.

Porto, fanghi e traffico acqueo

Dovrà poi essere affrontata la questione del Porto. Gli operatori hanno denunciato ritardi e danni con l’innalzamento anticipato delle paratoie rispetto ai 110 cm di marea.

«Ottimizzando il sistema, si può guadagnare qualche ora. Se poi il Porto funzionasse 24 ore al giorno, l’effetto Mose sarebbe diluito», risponde Rossetto, «è comunque un tema che abbiamo iniziato ad affrontare».

Non da ultimo, lo sblocco del protocollo fanghi per procedere con i progetti di escavo e il tema della sicurezza della navigazione.

«Fondamentale», conclude Rossetto, che lunedì pomeriggio ha incontrato anche i rappresentanti delle remiere, «sarà lo sviluppo di un impianto per il controllo della velocità: ne va della sicurezza umana e dell’ambiente».

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