Mose, si dimette il commissario Magistro
Il commissario del Mose getta la spugna. Dopo due anni e mezzo se ne da Venezia Luigi Magistro, colonnello della Finanza catapultato in laguna nel 2014 dal presidente Anac Cantone per guidare il Consorzio Venezia Nuova travolto dagli scandali. La lettera di dimissioni (a partire dal 31 marzo) è già stata firmata e consegnata a Cantone, con cui il commissario si è incontrato pochi giorni fa. «Motivi personali», la versione ufficiale. Si parla di «nuove opportunità» per lui e di difficoltà logistiche per l’incarico assunto in perfetta solitudine nel dicembre 2014, in pieno scandalo Mose. Ma anche di «grande amarezza», come Magistro avrebbe confessato ai suoi più stretti collaboratori.
Una strada irta di ostacoli, quella intrapresa per rimettere nella legalità Consorzio e imprese che hanno avuto dallo Stato trent’anni fa l’incarico di realizzare la grande opera da sei miliardi di euro. Attacchi velati da una parte della vecchia politica e da un sistema che si è visto di colpo bloccare il “giocattolo”, cioè la fonte di finanziamenti infiniti, spesso per nulla attinenti con la salvaguardia, consulenze e spese gonfiate. Quando non veri e propri atti di corruzione, in parte scoperti dall’inchiesta Mose.
Magistro ha rotto antichi equilibri, approvando nel primo anno da commissario un bilancio che tagliava spese e consulenze e metteva invece in carico alle imprese azioniste 30 milioni di debiti di danni. Contestando spese e pagamenti per lavori che si erano poi rilevati precari, istituendo le gare d’appalto e tagliando progetti come quello della grande macchina aspira sedimenti dal costo di decine di milioni di euro. Mandando a riparare nel cantiere di Ravenna il famoso “jack-up”, nave attrezzata da 52 milioni di euro progettata ai tempi di Mazzacurati e Cuccioletta per smontare le paratoie e portarle all’Arsenale. Le navi all’inizio erano addirittura due, per un costo complessivo di 105 milioni di euro. Il jack-up, costruito dalla Mantovani e finito da quattro anni, non ha mai preso il largo. Lo farà forse nelle prossime settimane, dopo l’assunzione di comandante ed equipaggio che serve per guidarlo.
Magistro è stato anche il protagonista dei duri rapporti inviati all’Anac di Cantone che denunciavano le «stranezze contabili» scoperte nel corso delle verifiche. Vicende che hanno portato un anno dopo anche al commissariamento della Comar spa, la centrale degli appalti di proprietà delle imprese azioniste del Consorzio. In questo caso era stato il nuovo prefetto di Roma, oggi capo della polizia Franco Gabrielli, a firmare la richiesta, come prevede la legge.
Soddisfazione e applausi da parte di tanti. Qualche mugugno dal mondo delle imprese. «Con i commissari si è bloccato tutto», protestavano qualche mese fa. «Il nostro obiettivo era quello di riportare la legalità», aveva sempre risposto Magistro, «ma anche quello di portare a termine il Mose». Un compito difficile, visto anche il gran numero di inconvenienti e di incidenti registrati. Lo scoppio del cassone sott’acqua a Chioggia, due anni fa, che aveva bloccato la navigazione per sei mesi e costretto a costose riparazioni sottomarine. I danneggiamenti della porta della conca di navigazione a Malamocco e gli allagamenti dei cassoni durante la mareggiata del novembre 2015. Il crollo della lunata appena collaudata al Lido. Il mancato sollevamento delle paratoie e il deposito di detriti sull’alloggiamento dei cassoni. Con la scoperta di «cozze» sulle paratoie e colonie di granchi (masanete) all’interno.
Il rapporto “choc” del perito metallurgico del Magistrato alle Acque che denunciava la criticità delle cerniere e il pericolo di «collassamento». Allarmi e incidenti che si susseguono e rendono sempre più difficile rispettare il termine di fine lavori del giugno 2018. Anche questa, forse, una concausa delle dimissioni.
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