Mose, primo test con il mare agitato A Chioggia sollevate metà paratoie

Tecnici soddisfatti. Vento di bora a 12 metri al secondo, onde alte un metro. Resta il problema della manutenzione

Alberto Vitucci

Vento di bora a 12 metri al secondo, onde alte un metro. Primo test del Mose in condizioni di mare agitato, ieri mattina a Chioggia. Metà della barriera, nove paratoie, è rimasta alzata per circa due ore. Prova che secondo i tecnici ha dato esito positivo. «Nessuno spostamento da parte delle barriere in quelle condizioni», dicono a operazioni concluse. Una squadra formata da tecnici e ingegneri coordinati via radio. Per un giorno le polemiche tra commissari hanno lasciato spazio a loro. Il sollevamento ha richiesto circa un’ora. Poi le paratoie sono tornate sul fondo, svuotate dall’aria. Operazioni coordinate ancora con il sistema «manuale», dal momento che gli impianti sono invia di costruzione. Era presente anche una squadra di giovani ingegneri che dovranno imparare adesso le fasi dell’emergenza.

Mentre a Roma si litiga e non vi è certezza sui fondi futuri, in laguna si continua la sperimentazione. Peraltro avviata molto prima dell’arrivo della supercommissaria Elisabetta Spitz. Che adesso ha concluso il suo primo rapporto trimestrale sullo stato dei lavori. Confermando quello che già gli amministratori avevano ipotizzato. Cioè il completamento degli impianti per la fine del mese di giugno. Opera resa possibile adesso da fatto che il prefetto ha sbloccato quelle lavorazioni – nonostante fossero comprese nel decreto Coronavirus come attività non essenziali –consentendo il via ai lavori.

Operai e ingegneri erano ieri in mascherina e guanti. Le stesse imprese del Consorzio hanno chiesto che i lavori siano fatti in condizioni di «massima sicurezza».

Oggi la seconda prova, nell’altra metà delle paratoie della bocca di Chioggia. Un varco relativamente «semplice», viste le dimensioni più ridotte delle paratoie e la minore profondità dei fondali.

Tutto a posto allora?

Non proprio, perché adesso emergono questioni che sono state accantonate per anni. A volte minimizzate durante la gestione del Consorzio di Mazzacurati e delle grandi imprese poi coinvolte nello scandalo. Nel progetto delle dighe è scritto chiaramente ad esempio che le paratoie vanno sostituite ogni cinque anni. Cinque anni dopo la messa in esercizio, dunque, tutte le 78 paratoie sul fondo dovranno essere rimosse, controllate e sostituite.

Che fare? Le prima paratoie di Treporti, inaugurate quando lo scandalo delle tangenti ancora non era esploso, sono sott’acqua dal 2013. Sono sette anni. E stando alcronoprogramma scritto dai progettisti dovrebbero essere sostituite. Ecco i costi altissimi della manutenzione, che potranno pesare per almeno cento milioni di euro l’anno.

Ma è anche possibile che loro durata sia maggiore. In questo caso i costi potrebbero essere ridotti. Su questo punto c’è una grande incertezza. Anche perché non è ancora stata fatta chiarezza su quale sarà il luogo dove si farà la manutenzione delle paratoie. La gara per la manautenzione è stata annullata, e su questo pende un ricorso dell’impresa esclusa, la Cimolai di Pordenone. Ma ancora non sono arrivate indicazioni dal Provveditorato o dalla commissaria Spitz su come avviare questi lavori. C’è un provvedimento firmato dall’ex provveditore Linetti che sposta i lavori per la pulizia delle paratoie dall’Arsenale a Marghera. Per recuperare lo storico complesso a cantieristica, come chiedono da tempo le associazioni e il Forum Arsenale. Ma anche per risparmiare decine di milioni di euro, come aveva dimostrato uno studio commissionato dallo stesso Linetti. Ma tutto è fermo.

Intanto i test continuano. E oggi si replica. —

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