Mose, nominati i tre commissari alla cooperativa San Martino
CHIOGGIA. Dopo il Consorzio Venezia Nuova arrivano i commissari anche alla Cooperativa San Martino di Chioggia. Ieri, il prefetto di Venezia Domenico Cuttaia, ne ha nominati tre: sono il professore di Ingegneria dei trasporti della facoltà di Architettura di Venezia Agostino Cappelli, il commercialista mestrino Massimo Lanfranchi e l’ex avvocato dello Stato, ora in pensione, il romano Antonio Tallarida.
Il braccio operativo del Governo in laguna ha spiegato che i tre commissari sono stati nominati per «la gestione straordinaria e temporanea della società con sede in via dei Maestri del Lavoro 70 a Chioggia, limitatamente all’esecuzione dei contratti pubblici, con la sospensione dell’esercizio dei poteri di disposizione e gestione dei titolari dell’impresa». Nella comunicazione del prefetto Cuttaia sono indicati anche gli interventi in questione: sono i lavori alle bocche di porto della laguna di Venezia, insomma il Mose, quelli di dragaggio del Porto di Torre a Mare di Bari, la costruzione delle scogliere emerse nel Porto di Fano, la costruzione della banchina di Ponente della testata del molo Trapezio del Porto commerciale di Salerno.
La cooperativa aveva ricorso contro il provvedimento avviato dall’autorità nazionale anti corruzione di Raffaele Cantone e il Tribunale amministrativo del Veneto aveva dato loro ragione, ma il 29 settembre scorso il Consiglio di Stato ha ribaltato quella decisione e ha dato il via libera al commissariamento. Il quale si deve al suo coinvolgimento nella processo per corruzione del Mose. È proprio dalla verifica fiscale nei suoi uffici, che ha preso il via la grande indagine che ha portato all’arresto dei vertici del Consorzio Venezia Nuova, di politici e di funzionari della pubblica amministrazione. Nella scorsa udienza del processo che si sta svolgendo a Venezia lo ha raccontato il colonnello del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di finanza Roberto Ribaudo, il quale ha spiegato che la verifica fiscale grazie alla quale è venuta alla luce l’esistenza di un fondo di soldi accumulati in nero grazie a fatture fasulle, passati prima di arrivare in Italia, per la Croazia, l’Ungheria e l’Austria, poi utilizzati per pagare le tangenti, era partita il 6 marzo 2008. Nel settembre 2009, i pm veneziani avevano chiesto e ottenuto di intercettare telefoni e colloqui di Giovanni Mazzacurati e degli altri vertici del Consorzio Venezia Nuova.
I titolari di allora della cooperativa, Stefano e Mario Boscolo Bacheto, sono tra coloro che restituivano i soldi delle fatture false a Giovanni Mazzacurati per pagare le mazzette e sono finiti in manette per corruzione e frode fiscale, sono usciti dal processo patteggiando due anni di reclusione e pagando alle casse dello Stato 670 mila euro. Hanno dovuto abbandonare i vertici dell’impresa che reggevano da anni, ma il controllo della San Martino è rimasto saldamente nelle mani della famiglia. Adesso, però, arriveranno i commissari a gestire gli appalti più importanti che la cooperativa di Chioggia sta portando avanti in mezza Italia.
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