Mose, moto ondoso, grandi navi: i problemi irrisolti di una città fragile come Venezia

Dopo la grande mobilitazione internazionale per il clima, bisogna fare una riflessione sulla realtà della situazione ambientale della laguna
Interpress/Gf.Tagliapietra.03.15.19.-Manifestazione contro il cambiamento climatico.
Interpress/Gf.Tagliapietra.03.15.19.-Manifestazione contro il cambiamento climatico.

VENEZIA. Migliaia di ragazzi in strada a manifestare per l’ambiente. Ma le emergenze non svaniscono in un giorno. E la politica porta grandi responsabilità. Si parla di green economy, ma si va sempre in direzione opposta. La minaccia descritta dagli studi dell’Ipcc, l’International panel di scienziati che studiano l’evoluzione del clima, non lascia dubbi. Entro dieci anni la temperatura aumenterà di un grado e mezzo, i ghiacciai si scioglieranno, il livello del mare potrà aumentare a fine secolo anche di 80 centimetri. Previsioni preoccupanti, riprese anche dagli ultimi studi dell’Enea. Il dossier dei «crimini ambientali» è corposo.



Energie rinnovabili

La parola d’ordine è ridurre l’uso di combustibili fossili, carbone e petrolio. Incentivare l’energia eolica e solare. Ma mentre anche i nuovi ospedali in Africa utilizzano l’energia del sole, tutte le nuove realizzazioni edilizie non lo hanno previsto. Esempio primo, il nuovo Ospedale di Mestre. Le grandi vetrate non hanno i pannelli solari. Occorre riscaldare d’inverno e raffreddare d’estate.

Il Mose

Anche per far funzionare il Mose servirà energia elettrica in grande quantità. Le paratoie infatti si sollevano contro la corrente del mare e non ne utilizzano l’energia. Un esperimento per sfruttare a fini energetici la marea era stato fatto alcuni anni fa nella bocca di porto di Lido. Subito abbandonato.

I motori

La quasi totalità dei motori marini in circolazione in laguna funziona a benzina, gasolio o miscela. I vecchi «due tempi» bruciano anche olio. Nonostante gli annunci, sono isolati gli esperimenti sui propulsori elettrici. L’unico esemplare di Actv viene utilizzato solo raramente. Il taxi elettrico proposto dalla cooperativa motoscafi Serenissima non è mai stato omologato dalla Capitaneria. I motori bruciano energia, producono C02 e depositano sul fondale dei canali e della laguna tonnellate di inquinanti pericolosi, diossine Pcb e metalli pesanti. E in laguna, a differenza che i terraferma, non vi è alcun provvedimento per la riduzione del traffico.

Le navi

Un dibattito ormai consunto, che non trova soluzioni. Le grandi navi che si alimentano a nafta continuano a passare a pochi metri dalla Basilica di San Marco e in canale della Giudecca. In banchina tengono accesi i loro potenti motori e bruciano inquinanti in quantità.

Gli scarichi in acqua

La gran parte dei motoscafi scarica i fumi direttamente in acqua, con tutto il loro contenuto di veleni. La qualità delle acque dei canali è precaria. Allarme anche per i fanghi depositati sul fondo.

Marghera

Decenni di produzioni velenose, con le scorie sepolte nei terreni dell’intera provincia. Anche qui, dopo anni di dibattiti, il Piano delle bonifiche è ancora al palo. Così come le competenze e i finanziamenti per completare il marginamento.

Il cemento

Non si ferma la cementificazione del territorio e la distruzione del verde, accusano le associazioni. Ultimo esempio, gli alberghi alla stazione di Mestre, a cui faranno seguito altre due torri alte cento metri.

Gli alberi

«Per far spazio ai parcheggi si tagliano alberi a migliaia», accusa Stefano Boato, storico esponente del mondo ambientalista, «così a Tessera per realizzare nuovi parcheggi, al Lido. L’ambiente è in balìa degli interessi privati». —


 

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