Mose, manutenzioni al palo: «Rimuovere i commissari»

Dopo Spessotto (M5S) altri parlamentari sollecitano degli interventi urgenti. 

Sul tavolo resta ancora irrisolta la questione della nuova Autorità per la laguna di Venezia

Alberto Vitucci

VENEZIA. «Il governo deve rimuovere i commissari del Mose». Torna alta la polemica sulla governance della grande opera. Cantieri fermi da mesi, manutenzione che non si è fatta, problemi tecnici ancora aperti. Alla parlamentare veneziana Arianna Spessotto di Alternativa non sono bastate le rassicurazioni fornite dalla commissaria Elisabetta Spitz. «Troppi i problemi ancora irrisolti», scrive, «il governo ora deve esporsi e fare chiarezza, vista la mole di finanziamenti pubblici impiegati. E spiegare ai cittadini la ragione di queste lungaggini. La commissaria Sblocca cantieri fino a oggi non ha sbloccato nulla. Il commissario liquidatore del Consorzio Massimo Miani non ha liquidato nulla. Si sono circondati di un gran numero di consulenti, avvocati commercialisti, ex funzionari dello Stato. E nemmeno un ingegnere idraulico».

Sul tavolo la questione dei ritardi nella fine dei lavori. Dovevano essere conclusi il 31 dicembre scorso, sono slittati ancora. Il VII atto aggiuntivo, approvato in settembre, poi riscritto e ora operativo, dice come andranno spesi i 538 milioni stanziati dal Cipess. E allunga i tempi. Spessotto rincara la dose: «Devono spiegare perché la conca di Malamocco non è mai stata riparata, perché a Chioggia la conca non è funzionante, tra le proteste dei pescatori. E perché hanno ritardato di due anni l’avvio dei lavori di protezione della Basilica per cercare l’archistar». Spessotto punta il dito anche sugli sprechi, come quello della cavalletta, il sistema acquistato anni fa al posto del costosissimo jack-up. «Tutti questi tecnici», scrive, «non hanno ancora finito di collaudarla?».

Il punto vero, secondo Spessotto, è la gestione del Mose, che verrà a costare intorno ai 100 milioni l’anno. «Forse a qualcuno fa gola gestire il Mose, attraverso un ente pubblico economico, come proposto due anni fa. A questo ci opporremo».

Non è l’unica voce a chiedere la fine del commissariamento. Con lei anche altri parlamentari come Orietta Vanin (M5S), Marco Richetti (ex Pd), Sara Moretto (Italia Viva). E pur con sfumature diverse, il ministro Brunetta e Nicola Pellicani (Pd). Sul tavolo c’è ancora irrisolta la questione della nuova Autorità per la laguna. Dovrebbe riunificare le competenze sulle acque. Ma gli enti locali si sono opposti perché la sua struttura resta centralista e ministeriale. E chiedono che al suo interno ci siano persone competenti e indipendenti, conoscenti delle problematiche del territorio. In sospeso anche la nomina del nuovo Provveditore alle Opere pubbliche. Il ministero ha sospeso dal servizio, nell’agosto scorso, il provveditore Cinzia Zincone. Nominando al suo posto il reggente Fabio Riva, già responsabile dell’Ufficio salvaguardia e direttore dei lavori del Mose prima dello scandalo. Ma la nomina è stata bloccata dalla Corte dei Conti, poi riscritta. Adesso si attende l’arrivo di un nuovo Provveditore. C’è anche la proposta di legge che punta a reintrodurre il Magistrato alle Acque, dopo la sua cancellazione decisa dal governo Renzi all’indomani dello scandalo delle tangenti, nel 2014. Intanto comandano i commissari. —

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