Mose, lavoratori Comar senza stipendio. Rsu non invitate, a rischio i sollevamenti

«I soldi li troveremo», dice la rappresentante del ministero. Assemblea e quattro ore di sciopero annunciate dai sindacati
Alberto Vitucci

VENEZIA. Assemblea dei lavoratori e 4 ore di sciopero. La fumata grigia e la promessa che la liquidità «si troverà» non basta ai rappresentanti dei lavoratori di Comar srl, azienda del Consorzio Venezia Nuova, che non prendono da due mesi lo stipendio. Ieri le Rsu, i sindacati di base, non sono stati nemmeno invitati alla riunione convocata con i sindacati confederali a palazzo Dieci Savi. Un gesto che ha rinfocolato la protesta della base.

Il vertice era stato convocato nella sede del Provveditorato da Ilaria Bramezza, direttrice del Dipartimento del ministero e da Fabio Riva, il dirigente che sostituisce Cinzia Zincone, provveditore “silurata” a Ferragosto dalla stessa Bramezza. In collegamento via Teams anche Massimo Miani, il commissario liquidatore del Consorzio Venezia Nuova. L’emergenza adesso è quella di pagare gli stipendi.

Il Consorzio, un tempo corazzata monopolista che dettava legge e dispensava soldi a tutti, è entrato in crisi. Dopo gli arresti e lo scandalo sono diminuite le percentuali spettanti sui lavori (l’aggio del 12%) e la macchina si è fermata. Non ha aiutato fin qui la decisione del governo Conte (ministra Paola De Micheli) di nominare un commissario straordinario al Mose – l’ex direttrice del Demanio Elisabetta Spitz – e un commissario liquidatore, il commercialista Massimo Miani. Obiettivo, sciogliere il Consorzio per far nascere la nuova Autorità della laguna.

Miani insieme al suo consigliere avocato Stefano Ambrosini, specialista in fallimenti, ha scelto di andare davanti al Tribunale chiedendo la “ristrutturazione del debito”. Cioè il taglio dei compensi spettanti alle aziende. In mancanza di un accordo fra i creditori i giudici hanno bocciato la richiesta. E adesso il Consorzio dovrà fare il concordato preventivo. Significa che la cassa è bloccata. Compresi gli stipendi degli incolpevoli lavoratori. Che non ci stanno a restare col cerino in mano dopo aver garantito il funzionamento dell’impresa e nell’autunno scorso i test dei sollevamenti. I sindacati hanno annunciato agitazioni.

Ieri i rappresentati del ministero hanno provato a convincerli. Se arriverà un anticipo di liquidità – circa 3 milioni di euro – gli stipendi potranno essere sbloccati. E poi problemi di soldi non ce ne saranno. Perché a disposizione ci sono i 538 milioni stanziati dal governo – anche se non potranno essere usati per pagare debiti pregressi – e quasi 400 milioni di residui e stanziamenti della Finanziaria.

Una somma ingente, che adesso andrà assegnata secondo l’accordo firmato l’altro giorno tra Provveditorato e Consorzio. Con la clausola che il 20 per cento della somma potrà essere “congelato” per le emergenze del Mose. Per riparare i guai già scoperti e avviare un credibile piano di manutenzione e di rimedio alla corrosione avanzata non basteranno 200-300 milioni.

Stratagie che adesso dovrebbero essere più concrete se il governo come ha promesso il premier Draghi darà il via alla nuova Autorità entro ottobre. Un organismo che dovrà gestire la manutenzione del Mose e tutti i lavori in laguna. Alla testa della quale, hanno chiesto esperti ed enti locali, «dovranno andare persone oneste e competenti».

Argomenti:cronacamose

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia