Mose, i comitati chiedono verifiche

Ambiente Venezia scrive a Cantone e ai commissari del Consorzio: «Operazione trasparenza, vogliamo risposte tecniche»
Di Alberto Vitucci
Presentazione dei candidati della provincia di Venezia del PD per le elezioni politihe 2013 - nella foto: Martella Andrea
Presentazione dei candidati della provincia di Venezia del PD per le elezioni politihe 2013 - nella foto: Martella Andrea

«Un’ispezione ai cantieri del Mose di tecnici e scienziati super partes per verificare quanto è stato fatto ed evitare criticità sul funzionamento dell’opera». L’associazione Ambiente Venezia va all’attacco. E scrive al presidente dell’Anticorruzione Raffaele Cantone e ai commissari che governano il Consorzio Venezia Nuova. «Oggi dopo l’ennesimo incidente taciuto e nascosto ai cantieri del Mose», scrivono Armando Danella, Stefano Fiorin, Luciano Mazzolin e Stefano Micheletti, «si rende ancora più urgente una operazione di trasparenza sull’intera opera». L’esplosione di un cassone del Mose, già installato in profondità alla bocca di porto di Chioggia, «è una delle tante incognite che pesano sull’efficacia dell’opera. Come quella sollevato dallo studio della società di ingegneria Principia, che denunciava «il pericolo di crisi del sistema delle dighe in particolari condizioni di mare agitato».

«Studio reso noto nel 2009 a cui non hanno mai risposto», insiste l’associazione, «li sfidiamo a un confronto pubblico». Ambiente Venezia ricorda che quando ci fu la polemica sullo studio, allora commissionato dal Comune, «il presidente del Magistrato alle Acque era Patrizio Cuccioletta, quello del Consorzio Giovanni Mazzacurati, il sindaco Giorgio Orsoni. Tutti e tre coinvolti nell’inchiesta». Il dubbio dell’associazione è quello che qualche autorizzazione sia stata data sulla spinta della corruzione, come emerge dagli atti dell’inchiesta. «Su tutto», dicono, «va fatta piena luce». E la prima occasione sarà l’arrivo in laguna, il 10 ottobre prossimo, del Tribunale permanente dei popoli con il segretario generale Gianni Tognoni.

Intanto non si placa la polemica dopo la rivelazione della Nuova dell’incidente al cassone, accaduto qualche mese fa e tenuto nascosto. Un danno da 12 milioni di euro che adesso il Consorzio imputa alla ditta che stava svolgendo i lavori – la cooperativa Clodia, per conto della società Condotte, responsabile della bocca di porto di Chioggia – e assicura che non influirà sul cronoprogramma. Ma di vera «esplosione subacquea» si è trattato, con ogni probabilità per l’immissione di una quantità eccessiva di calcestruzzo per stabilizzare l’enorme manufatto da 18 mila tonnellate sui fondali.

Il cassone lesionato è adesso in corso di riparazione con una grande campana subacqua di 23 metri per 12. I lavori finiranno tra due mesi, e la Capitaneria ha disposto severe limitazione al transito di navi e pescherecci.

È uno degli otto cassoni che affondati in laguna dovranno sostenere le paratoie della diga mobile. Una vera opera di ingegneria con il corridoio – dove qualcuno aveva proposto di far passare la pista ciclabile – e gli strumenti di controllo.

Qualcuno ha provato a minimizzare, ma da due giorni stampa e televisioni nazionali hanno rilanciato la notizia. Lo stesso ministro Graziano Delrio si è detto «preoccupato», come il governatore Zaia e il sindaco Brugnaro.

Non si tratta dell’unico incidente capitato al sistema Mose. Prima c’era stato il crollo dela diga foranea in pietra d’Istria, 43 milioni di euro per «proteggere» le dighe dal moto ondoso al largo del Lido. Una voragine provocata da una mareggiata, tonnellate di massi scivolati in mare pochi giorni dopo il collaudo. Poi l’allagamento con la mareggiata di novembre di un cassone della bocca di porto di Lido. E adesso il cassone. Per due o tre volte la parata delle autorità – prima con il ministro Lupi, poi in luglio con Delrio – aveva definito l’opera «un sofisticato lavoro di ingegneria». Forse e è davvero così, ma lo «scoppio» del cassone, dieci metri sotto il livello dell’acqua, solleva qualche inquietudine. E molti interrogativi: «Verificare la progettazione e i controlli in corso d’opera», chiedono i tecnici.

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