Mose, i cantieri riapriranno il 15 giugno. E la fine dei lavori slitta al dicembre 2023
VENEZIA. «I cantieri del Mose sono ancora fermi. Ripartiranno il 15 giugno». È la stessa commissaria del Mose, Elisabetta Spitz, a dare l’annuncio. Nonostante la crisi del Consorzio Venezia Nuova sia superata, i lavori sono ancora bloccati. Occorrerà, per ripartire, almeno un altro mese e mezzo. Primo incontro con la stampa, dopo due anni e mezzo dall’insediamento, della commissaria del Mose.
Che ha ricordato ciò che è stato fatto, e anche i motivi dei ritardi che si accumulano. «Intanto», attacca, «quando sono arrivata qui nel novembre del 2019, le paratoie non erano state alzate per l’Acqua Granda. L’anno successivo le abbiamo sollevate per 33 volte, e questo è un risultato».
Qualcuno ricorda come si tratti sempre di sollevamenti sperimentali. Perché il problema della manutenzione, è ancora all’anno zero. «Ma durante i sollevamenti vengono fatti i controlli», continua, «e se serve anche interventi. La manutenzione straordinaria in tutti i documenti che io ho visto è prevista una volta ogni dieci anni. Il costo è stimato in 63 milioni ogni anno».
Manutenzione che in ogni caso non si farà all’Arsenale. Ma nell’area a disposizione di chi vincerà la gara. Spitz e ministero hanno annullato la gara già assegnata dall’ex provveditore Zincone a Fincantieri nel luglio scorso. Da allora tutto è rimasto fermo.
Adesso sarà bandita una nuova gara, in luglio. Mentre per il problema della sabbia che si accumula sotto le paratoie a Treporti, reso evidente anche il giorno dell’inaugurazione nel luglio 2020 con il premier Conte, la gara è stata affidata alla Fincantieri. Ma il tempo previsto è di 36 mesi, tre anni. Dunque? «Il Mose sarà ultimato il 31 dicembre 2023», assicura Spitz, «il resto si farà nella fase dell’avviamento».
Tra i risultati ottenuti, Spitz ricorda anche il proseguimento dei lavori sugli impianti, sulle gallerie e le linee di riserva. Ma i tempi si allungano. Le paratoie di Treporti sono sott’acqua da 9 anni e la corrosione avanza, la conca di navigazione di Malamocco è fuori uso, mai utilizzata, dal 2015. «I lavori della conca dovrebbero essere conclusi il 4 luglio 2023», dice la commissaria.
Tra le nuove iniziative, il tavolo con gli enti locali per affrontare problemi legati alla portualità e alla pesca, gli interventi diffusi. L’altro giorno, quando le paratoie al Lido sono state sollevate per prova, l’ordinanza della Capitaneria di porto non era stata ancora emessa. E i semafori sul sito del commissario segnavano “verde”, cioè via libera.
«Aspetti da migliorare», dice Spitz. Accanto a lei il consulente per la comunicazione Gianluca Comin e la direttrice del Dipartimento del ministero Ilaria Bramezza. Perché l’ex provveditore Cinzia Zincone è stata cacciata nell’agosto scorso e da allora non è arrivato mai un sostituto effettivo? «La nomina del nuovo provveditore è all’esame del ministro della Pubblica amministrazione», risponde Bramezza. Cioè il ministro veneziano Renato Brunetta. Che ha espresso forti dubbi sull’eccessiva centralizzazione della nuova Autorità per la laguna. Tutto ancora bloccato.
Spitz annuncia che il Consorzio ha predisposto il 51 esimo atto attuativo. Un contratto tra il concedente (lo Stato) e il suo concessionario (il Consorzio) per sapere come saranno spesi i 538 milioni disponibili per concludere l’opera. Il prezzo intanto continua ad aumentare, siamo a 6 miliardi e mezzo. Le imprese hanno chiesto un aumento del 20% per il rincaro delle materie prime. «Il governo ha stanziato i fondi», dice Bramezza.
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