Mose, nodo corrosione a Treporti: sommozzatori al lavoro sugli anodi
Ultima emergenza della grande opera mentre si allungano i tempi per la manutenzione delle paratoie

Sommozzatori al lavoro per sostituire gli anodi fuori uso del Mose.
È l’ultima emergenza della grande opera, operativa da qualche anno ma non ancora finita. E soprattutto alle prese con l’emergenza della sua manutenzione.
Gli anodi galvanici (o sacrificali) sono una parte fondamentale della grande opera. Sistemati sott’acqua a protezione della corrosione causata dalla corrente galvanica.
Adesso sono quasi tutti da sostituire, in particolare nella barriera più antica, quella di Treporti, dove le paratoie sono sott’acqua da 12 anni.
Non ci sono i soldi per costruire la macchina-robot proposta da Consorzio Venezia Nuova e Thetis. Dunque si ricorre all’intervento di emergenza.
I sub dovranno sostituire in acqua gli anodi per garantire la sopravvivenza dei metalli sommersi del Mose. Ennesimo problema a cui si dovrà far fonte. E intanto il cronoprogramma slitta ancora.
La manutenzione del Mose presenta sempre maggiori problemi. Tra le 21 paratoie della barriera di Lido-Treporti, solo quattro sono state revisionate e ripulite. Le altre due lo saranno, secondo i tecnici, non prima dell’estate del 2026. Mancano all’appello le altre 72 paratoie: 15 a Treporti, 20 al Lido-San Nicolò, 19 a Malamocco, 18 a Chioggia. Da anni la gara per la manutenzione è bloccata.
Un groviglio burocratico mai risolto nemmeno dai commissari con poteri speciali. Adesso se ne dovrà occupare l’Autorità per la laguna, che stenta però a decollare. Non bastano i soldi a disposizione. Appena 55 milioni, mentre per la manutenzione ogni anno le cifre sono lievitate, come gli esperti indipendenti avevano previsto, fino a 100 milioni.
Mancano i finanziamenti che il ministero non concede anche per le altre opere in laguna e per i contratti al nuovo personale dell’Autorità, 100 persone più duecento della società in house.
Aumentano i ritardi, e la manutenzione resta la principale incognita, come gli esperti denunciano da anni.
«Di questo passo», ammette sconsolato un tecnico del Mose, «le paratoie saranno completamente ripulite non prima di 15 anni».
Per le 15 restanti a Treporti sarà avviata una gara, mentre per Malamocco e Chioggia tutto è ancora bloccato. E le paratoie sott’acqua non potranno resistere a lungo.
La gara già assegnata qualche anno fa dall’ex Provveditore Cinzia Zincone era stata annullata dalla commissaria Spitz. Ora la Spitz è stata destituita, ma tutto è ancora fermo. Bloccate a terra da molti anni anche le sei paratoie di riserva, nell’area Pagnan.
Sito inquinato e di proprietà privata, che non viene utilizzato. Intanto le paratoie in carico a Fincantieri vengono lavorate nell’area ex Fagioli a Marghera.
Il sito prescelto all’inizio, l’Arsenale, è stato abbandonato per incompatibilità con il pregio del monumento ora di proprietà del Comune.
Sotto osservazione anche gli steli delle cerniere, attaccati dalla corrosione qualche anno fa. Ne sono già stati sostituiti otto, e adesso l’atmosfera protettiva realizzata nei tunnel sottomarini del Mose dovrebbe allungarne la durata.
Problemi anche per le conche di navigazione. Quella di Malamocco per le navi è stata rifatta dopo 15 anni e 370 milioni spesi. Ma ancora non è stata collaudata. Quella di Chioggia è pronta, ma non ancora operativa. Intanto si pensa ai collaudi dell’opera, che peraltro non è finita.
Si rivedono nomi noti nel settore, come il docente di chimica Antonio Marcomini, già presidente del Corila, ora nella commissione collaudo. L’ex provveditore Roberto Linetti, amministratore della società Fenice subentrata alla fallita Coedmar. L’ingegnere Dario Berti, esperto delle paratoie, nominato al vertice di Thetis. Direttore del Consorzio è stato confermato Giovanni Zarotti, direttore della nuova Autorità l’ingegnere Valerio Volpe, per decenni dirigente della Salvaguardia.
Resta in bilico il destino del Provveditore alle Opere pubbliche Tommaso Colabufo, più volte dato per partente, che andrà in pensione nel prossimo agosto. Intanto mentre si cerca la partenza valida per l’Autorità presieduta da Roberto Rossetto, i soldi non arrivano e i ritardi si accumulano.
È vero che il Mose è stato sollevato cento volte dalla sua inaugurazione nel luglio del 2020. Ma è altrettanto vero che senza la manutenzione la grande opera non avrà una lunga durata.
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