Mose, arrivano i commissari in laguna già nelle prossime ore

Oggi l’ultimo Cda del Consorzio Venezia Nuova. Problemi di applicazione dell’ordinanza che prevede un comitato con le imprese. Il direttore Redi forse resta. Fabris: «Nessun rimpianto, l’opera funziona»
Di Alberto Vitucci
Un momento delle operazioni di sollevamento della schiera completa delle paratoie del Mose alla bocca di porto di Lido nord, lato Cavallino-Treporti, Venezia, 11 Novembre 2014. ANSA/ UFFICIO STAMPA/ CONSORZIO VENEZIA NUOVA ++ NO SALES EDITORIAL USE ONLY ++
Un momento delle operazioni di sollevamento della schiera completa delle paratoie del Mose alla bocca di porto di Lido nord, lato Cavallino-Treporti, Venezia, 11 Novembre 2014. ANSA/ UFFICIO STAMPA/ CONSORZIO VENEZIA NUOVA ++ NO SALES EDITORIAL USE ONLY ++

I due commissari del Mose arriveranno forse già nelle prossime ore in laguna. Per assumere formalmente l’incarico che gli è stato assegnato dal prefetto di Roma Giuseppe Pecoraro su richiesta dell’Autorità anticorruzione. Francesco Ossola, ingegnere torinese e docente al Politecnico, progettista tra l’altro del nuovo stadio della Juventus e Luigi Magistro, numero uno dei Monopoli e direttore dell’Agenzia delle Dogane – incarichi da cui si è dimesso ieri mattina – saranno all’Arsenale nella sede del Consorzio Venezia Nuova forse già domani o dopodomani. Dovranno farsi passare le consegne dall’attuale presidente e dal Consiglio di amministrazione, dichiarati «decaduti» dall’ordinanza del prefetto. Un passaggio che però non è così semplice.

Molti sono gli aspetti del provvedimento da chiarire per poterli attuare. Uno è quello che prevede la creazione di un «comitato consultivo» con le imprese che lavorano al Mose. Un segnale esplicito che il potere delle imprese, a loro volta coinvolte nello scandalo Mose, non diminusce. Del resto il decreto e la richiesta di Cantone prevedono il commissariamento per evitare «azioni criminose» e portare a termine l’opera. L’incarico affidato ai due commissari durerà «fino al termine dei lavori e a collaudi avvenuti». Dunque almeno fino alla fine del 2017. Da chiarire anche cosa resterà in piedi del’attuale struttura di vertice del Consorzio Venezia Nuova, che non si occupa soltanto di Mose. La parte restante delle attività – le barene, il disinquinamento e altro – non sono toccate dal provvedimento. Per parlare del prossimo futuro si riunisce oggi all’Arsenale il Consiglio di amministrazione, presieduto da Mauro Fabris. Potrebbe essere davvero l’ultima volta della vecchia governance, che l’Autorità anticorruzione ha voluto azzerare. Condiderando insufficienti anche i provvedimenti di rinnovo delle cariche.

Cantone – e successivamente il prefetto Pecoraro – hanno usato parole pesanti per il presidente uscente, subentrato a Giovanni Mazzacurati e per il direttore Hermes Redi. Fuìigura di cui però anche il Consorzio commissariato avrà bisogno. «Nessun rimpianto, abbiamo chiuso una fase molto difficile e consegniamo un’opera che funziona», dice Fabris. L’Ance, associazione dei costruttori, si augura che l’arrivo dei commissari straordinari «non rallenti l’opera». Gennaro Marotta (Idv) chiede di rendere pubblici adesso i conti del Consorzio, compresa la manutenzione e la gestione. Sarà la fase più delicata, che prevede un’opera continua – e molto costosa – dal costo ipotizzato di almeno 40 milioni di euro ogni anno. I commissari dovranno anche decidere chi prenderà in carico la gestione. Intanto la bocca di Treporti è completata. Alzata per prova l’altro giorno ha provocato una riduzione della marea di qualche centimetro.

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