Moschea, tre soluzioni per i bengalesi
MESTRE. Non è stata ancora individuata la sede definitiva del centro islamico bengalese che aveva casa in via Fogazzaro, ma la comunità ha presentato delle proposte alle quali il Comune ha dato l’ok ufficiale ieri. Via libera condiviso con il prefetto e il sindaco. Tre i siti presi in esame in questi giorni - stando al vertice che si è tenuto ieri tra il comandante della polizia municipale, Marco Agostini, e la comunità bengalese - rispettano tutti i parametri per ottenere licenze, varianti e cambi di destinazione d’uso che si rendessero necessari. Sono collocati in una zona sufficientemente centrale ma abbastanza lontani dalle abitazioni e consentirebbero ai bengalesi che vogliono pregare di essere raggiunti anche a piedi, in bicicletta, o con i mezzi pubblici. Ora la comunità si muoverà per cercare l’offerta migliore, quella cioè più economica. Le ipotesi sottoposte al vaglio dell’amministrazione riguardano l’area tra via Torino e via Ca’ Marcello, la zona vicina alla stazione, la zona di via Miranese. Agostini ha incontrato Kamrul Syed, portavoce della comunità, e il responsabile dell’ex struttura religiosa di via Fogazzaro, il presidente Mohamed Alì.
Nuovo centro. «L’incontro», ha commentato Agostini, «è stato molto positivo. Tra le indicazioni che ci erano state prospettate dai rappresentanti della comunità islamica come strutture alternative alla sede di via Fogazzaro, sono emerse tre possibili soluzioni che rispondono pienamente ai parametri che avevamo indicato». Prosegue: «Tutte, infatti, rispettano i requisiti urbanistici e risultano idonee sia perché sono in grado di garantire la partecipazione alla preghiera per i cittadini di religione islamica, sia perché sono situate in zone non residenziali. Nel colloquio è stato, inoltre, ribadito che tutte le spese legate alla struttura ritenuta più idonea saranno a carico della comunità islamica bangladese e, quindi, non è previsto alcun onere a carico dell’amministrazione. Da parte sua, l’amministrazione si è resa comunque disponibile a provvedere ad eventuali variazioni di destinazione d’uso, così come previsto dalle normative regionali e nazionali in materia, nel caso in cui la soluzione scelta richieda questo passaggio». «È stato un incontro disteso», spiega il presidente, Mohammed Alì, «non abbiamo deciso ancora quale delle soluzioni andrà bene. Sarà comunque a Mestre, non troppo fuori perché dev’essere raggiungibile, ma in un luogo che non disturbi la quiete. Il Comune non ci ha posto vincoli, per noi è importante poterci arrivare comodamente. Ovviamente come abbiamo sempre detto, le spese saranno a carico nostro. Il Comune si è detto disponibile, una volta che avremo stabilito quale sede è la migliore, a venirci incontro con il cambio di destinazione d’uso e la variante che si renderà necessaria. Certo, molto dipende anche dalla parte economica e da quanto ci chiederanno per il sito».
Protesta e preghiera. Nessuna manifestazione di protesta, com’era stato annunciato, o manifestazione pubblica, anche in vista della Pasqua. Adesso la comunità bengalese ha un problema impellente, non risolto, quello della preghiera collettiva del venerdì, che cade domani. I bengalesi stanno cercando una soluzione urgente che consenta loro di pregare tutti assieme come sempre.
«Non abbiamo ancora deciso dove andare a pregare», spiega Alì. «Qualcuno si recherà a Marghera, nella moschea di via Monzani, oppure in qualche altro centro un po’ meno comodo. Per i successivi venerdì cercheremo un locale in affitto, come abbiamo già fatto in occasione di iniziative ed eventi». Tra le ipotesi il centro civico di via Sernaglia, che però è piccolo, o ancora il Palaplip di via San Donà, che viene affittato dalla comunità durante la Id Al Fitr, ossia la festa di fine Ramadan. Conclude: «Questo venerdì, se non ci sono alternative, pregheremo sparpagliati negli altri centri o con le altre comunità, a meno che non troviamo una sala libera subito».
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