Morto Stampini, processi verso l’estinzione

Andrea Stampini, il falso ginecologo finito nei guai per aver svolto la professione di medico non avendone i titoli accademici (possedeva solo un diploma di geometra) è morto all’età di 69 anni, stroncato da una malattia. A Ferrara, città di cui era originario, era tornato a vivere da poco tempo, dopo aver abitato a lungo a Bassano. All’ultima udienza del processo in cui era implicato davanti al tribunale di Venezia per i danni irreversibili che avrebbe provocato a un neonato durante il parto, il legale di Stampini, l’avvocato Alberto Bova, aveva portato un certificato medico che ne attestava le gravissime condizioni di salute. Ieri la notizia della sua morte, sopraggiunta nella notte precedente. «Pensava di arrivare alla fine del processo, nonostante la malattia. Voleva che venisse accertata la verità, puntava a chiarire la sua posizione», spiega il difensore.
Cosa ne sarà ora dei processi a suo carico? Nella prossima udienza il giudice dovrà dichiararne l’estinzione per morte dell’imputato. Due i giudizi attualmente in piedi a carico di Stampini. Uno a Venezia, in avanzata fase di istruttoria, per le lesioni gravissime che il finto medico avrebbe provocato, il 26 dicembre 2014, a un piccolo venuto alla luce all’ospedale di Dolo. Qui Stampini era assunto da una società a cui l’Usl aveva affidato il servizio di guardia medica notturna nel reparto di Ostetricia e Ginecologia. Il piccolo, figlio di una donna di Camponogara, non parla, non cammina, non riesce a interagire, non sa usare le mani. Per lo sforzo del parto ha un blocco muscolare della mandibola: non mastica e fa molta fatica a deglutire. C’è poi il processo che alla fine dello scorso anno era migrato, su decisione della Cassazione, a Vicenza, per le accuse di esercizio abusivo della professione e truffa. Stampini, infatti, aveva lavorato come medico, diventando anche primario, all’ospedale San Bassiano di Bassano dal 24 novembre 1997 fino al 1° marzo 2014. Poi il trasferimento a Dolo, dove era stato in servizio fino all’inizio del 2015. Questo secondo processo doveva aprirsi a ottobre, quando ci sarebbe stata la costituzione delle parti civili.
E se il giudizio penale viene estinto con la morte dell’imputato, i genitori del piccolo di Dolo rimasto menomato sono decisi a proseguire la battaglia in sede civile. Con gli avvocati Silvia Sorrentino e Giorgio Bortolotto notificheranno la citazione all’Usl 3 in qualità di responsabile civile per quanto riguarda il caso del parto all’ospedale di Dolo. L’azienda sanitaria Serenissima, nei mesi scorsi, aveva stanziato 850 mila euro per la famiglia, così da consentire ai genitori del piccolo di pagare assistenza e cure specialistiche. Era stata quindi revocata la costituzione di parte civile nel processo penale, ma non era stata rimessa la querela. Ora l’Usl, se il giudice civile darà ragione alla famiglia, potrebbe essere costretta a pagare il conto che altrimenti sarebbe stato addebitato a Stampini.
Nonostante avesse solo il titolo di geometra, Stampini era riuscito a diventare ginecologo in vari ospedali e anche primario. Per anni responsabile del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ex ospedale di Riva del Garda (Trento) e poi a Bassano, aveva lavorato anche come medico a chiamata e attualmente era in pensione.
Stampini in tasca non aveva alcuna laurea. Eppure lui sosteneva di averla conseguita il 18 luglio 1977 a Bologna. Di certo c’è che nell’anno accademico 1969/70 si era iscritto alla Facoltà di Matematica di Ferrara, migrando quasi immediatamente a quella di Medicina e Chirurgia dello stesso Ateneo dove aveva sostenuto sette esami. Nel ’74-’75 si era trasferito a Bologna, ma qui non aveva dato esami, tanto che era stato dichiarato decaduto a marzo 1984. E così nel 2015 l’Ordine dei medici di Ferrara, a cui Stampini si era iscritto anni prima presentando la (finta) laurea, nel 2015 lo aveva fatto cancellare.
Al falso medico, di cui si erano occupate anche le Iene su Italia 1, la giustizia contabile aveva già presentato il suo conto. A gennaio 2018 era arrivata la condanna da parte della Corte dei Conti del Veneto a risarcire un milione 542 mila euro all’azienda sanitaria di Bassano (Pedemontana) e 39.616 euro a quella di Mirano (Serenissima). Qualche tempo prima era arrivato il pronunciamento della Sezione d’appello della Corte dei Conti per quanto riguardava il danno erariale provocato all’Azienda provinciale per i servizi sanitari della Provincia autonoma di Trento, per cui aveva lavorato dal 1985 al 1998: un conto da 483.633,80 euro. —
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