Morto Pizziol, addio a “Galliano” Deceduto in ospedale a Imola a 67 anni. Le cornee saranno donate
All’anagrafe era Galiano Pizziol, ma a Mestre per tutti è stato “Galliano”, il mitico titolare del bar di via Piave dove gli spritz erano rigorosamente senza acqua e la clientela era parte di una città aperta e accogliente. Se ci capitavi di sabato, trovavi la ressa di uomini, donne, compagnie di ragazzi e ragazze. Tutti assieme, comunità Lbgt e eterosessuali, senza alcun problema.
Tante generazioni diverse si sono date appuntamento nel locale di Galiano Pizziol morto ieri mattina verso le 6 all’ospedale di Imola all’età di 67 anni. Era ricoverato da alcuni giorni per un peggioramento improvviso delle sue condizioni di salute. Da un anno e mezzo il bar era chiuso e Pizziol era andato a vivere a Imola dalla sorella e dalla nipote perché malato di Alzheimer. Una malattia che non gli ha lasciato scampo.
Ma la verve di “Galliano” non sparirà con il lutto: il barista mestrino aveva deciso di donare gli organi e le sue cornee daranno la vista ad altre persone. La data dei funerali non è ancora stata fissata. Forse si terranno a Mestre, sperano gli amici.
La notizia della morte di Galiano Pizziol ha lasciato l’amaro in bocca ai suoi tanti amici ed estimatori che in questi anni hanno affollato il suo locale, famoso per gli spritz, certo, ma che ospitava una clientela varia: le colazioni per le mamme che portavano i bimbi dalla canossiane, i pensionati, i ragazzini per il gelato, le compagnie di amici per lo spritz. «Ha vissuto per trent’anni in via Ospedale sopra la pizzeria “Sottovoce” con il suo compagno Antonio. Il loro terrazzo era invaso di fiori tanto che hanno vinto per anni premi per il miglior balcone fiorito del Nordest», ricorda l’amica Manuela che gli è stata vicinissima fino all’ultimo. «Amava tantissimo viaggiare, era un generoso e aveva amici, ovunque, anche attori e cantanti. Ha sofferto molto per la morte del compagno». Al bancone Galiano era un tipo duro ma aveva ricette speciali per gli aperitivi dei clienti affezionati e anche se di spalle, complice lo specchio, intuiva ogni ordinazione anche se c’era ressa. L’ambientazione era un tributo ai fiori. Così il locale è diventato parte della storia della città.
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