Morto per una colonscopia L’intestino era perforato

JESOLO. Foro nell'intestino: l'autopsia eseguita all'ospedale di San Donà al 78enne S.R., evidenzia un possibile errore durante la colonscopia eseguita all'ospedale di Jesolo lo scorso aprile. L'esame autoptico è stato eseguito dal medico legale, Antonello Cirnelli, venerdì sera nel presidio ospedaliero di San Donà. Dall'esame è stato evidenziato prima di tutto la perforazione dell'intestino, ma anche l'esito dei vari interventi chiururgici cui è stato sottoposto il paziente successivamente. Da allora era insomma iniziato il suo lungo calvario, tra ricoveri e interventi per cercare di farlo star meglio.
L’anziano, però, aveva iniziato a evidenziare urina nel sangue e altri dolori che non lo hanno mai abbandonato fino al decesso avvenuto a San Donà la settimana scorsa. Forse un'infezione insorta dopo sarebbe stata fatale. I familiari di questo 78enne ritengono che la causa possa essere stata quella colonscopia effettuata a Jesolo e il pubblico ministero ha disposto l'autpsia, mentre è già indagato un medico di Jesolo che si è rivolto a un legale per tutelarsi nella fase delle indagini in corso.
L'Asl 10, attraverso il direttore generale, il dottor Carlo Bramezza, ha precisato che l'anziano è stato sempre curato e assistito con la massima professionalità. Sottoposto a colonscopia lo scorso aprile, otto mesi fa, era stato trasferito nella chirurgia di San Donà e operato nel giro di poche ore dal chirurgo reperibile, il quale ha correttamente esteriorizzato il tratto di colon perforato. Nella fase posto-operatoria, a causa di un’importante broncopneumopatia cronica ostruttiva di cui il paziente era affetto, e quindi durante i frequenti e violenti accessi di tosse, si è verificata una deiscenza acuta della laparotomia subito affrontata con una correzione chirurgica, lasciando guarire la ferita a poco a poco mediante l’applicazione di un sofisticato sistema aspirativo efficace, di ultima concezione.
«Con i tempi necessari per questo iter», specifica la dirigenza in una nota, «e l'assistenza medico-infermieristica nel reparto di cure intensive, il paziente era giunto a completa risoluzione del problema addominale tanto che due mesi fa era in procinto di essere dimesso dalla rianimazione e trasferito nel reparto di degenza ordinaria. Purtroppo si è poi instaurata una sovrainfezione sostenuta da uno dei germi più aggressivi e resistenti, che ha causato un’insufficienza irreversibile in un paziente già ad alto rischio per precedenti problemi cardiologici e polmonari».
Giovanni Cagnassi
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