Morto in montagna la sua cavalla Gigia sul sagrato per l’addio

Salzano. Ieri in tantissimi hanno salutato Damiano Lamon In chiesa la compagna ferita nell’incidente: «Vita crudele»
Di Alessandro Ragazzo

SALZANO. C’era anche la sua cavalla Gigia a dare l’ultimo saluto a Damiano Lamon, il 46enne di Salzano morto domenica lungo un sentiero a Ponte nelle Alpi dopo essere caduto in una forra. Era docile sul sagrato, quasi capendo cosa stesse accadendo in chiesa. Con Gigia, di razza Paint, Lamon aveva vinto la gara agli Europei in Germania nella categoria Pleasure. Sul sagrato anche altri due cavalli che hanno accompagnato la salma del tecnico Fiat nel suo ultimo viaggio.

È stata una cerimonia toccante, aperta dalle parole della compagna Stefania Sfriso. «Ci siamo piaciuti subito», ha detto la donna che nel tentativo di salvare il suo Damiano, una settimana fa, è rimasta ferita alla gamba sinistra e ieri ha partecipato alla cerimonia in carrozzina, «Amore mio, non so perché la vita sia stata così crudele ora che avevamo imparato ad amarci così come siamo. Ora che ci sentivamo una persona sola ed eravamo pronti a fare un passo importante». In primo banco anche papà Gianni, mamma Carla e il fratello Christian, e poi i compagni dell’Atletica Amatori Chirignago e tanta gente.

A officiare il rito, il parroco di Salzano don Paolo Cargnin, amico personale di Damiano e della famiglia. L’omelia è partita dal suo ultimo istante vissuto con i Lamon, la sera prima della tragedia. «Ero con il fratello in un momento di festa», ha raccontato il sacerdote, «Poi domenica ho saputo: è stato un fulmine. Qualcuno avrà provato un senso di compassione, anche di ribellione per una notizia inaspettata e violenta. Damiano era un uomo calmo e tranquillo, benvoluto nel suo lavoro ma anche come donatore Avis. Amava la natura, amava viverla, ogni mattina faceva la sua bella corsa». «Il grazie», ha aggiunto don Paolo rivolgendosi a Damiano, «va per quello che sei stato in mezzo a noi, per quello che abbiamo potuto conoscere: lo porteremo nel nostro cuore. Lo stesso sarà per quanto non abbiamo saputo apprezzare e di cui il Signore ti aveva arricchito».

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