Morto in carcere a 29 anni a giudizio il medico Capovilla

Portogruaro. Il decesso di Stefano Borriello nell’agosto 2015: l’imputazione è di omicidio colposo L’arresto cardiocircolatorio fu accertato all’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone

PORTOGRUARO . Morte in carcere, il processo si farà. Il giudice per le indagini preliminari, Eugenio Pergola, ha rinviato ieri mattina a giudizio il medico del penitenziario di Pordenone Giovanni Capovilla, 65 anni, assistito dall’avvocato Paolo Lazzaro.

Si tratta di un’imputazione coatta per omicidio colposo. Riguarda il decesso al castello di Pordenone del giovane portogruarese, Stefano Borriello, morto a 29 anni il 7 agosto 2015.

L’arresto cardiocircolatorio è stato accertato all’ospedale Santa Maria degli Angeli di Pordenone, ma un’ora prima, in cella, il giovane detenuto era stato colto da malore e soccorso dagli infermieri in servizio. Il personale medico del carcere aveva cominciato a praticare la rianimazione cardiopolmonare fino all’arrivo del 118.

Per due volte è stata chiesta l’archiviazione del procedimento penale e per due volte i familiari di Stefano Borriello, con l’avvocato Daniela Lizzi, si sono opposti.

L’ultima richiesta di archiviazione risale al 2017, peraltro dopo un corposo supplemento di indagini, che ha portato a una nuova perizia e all’acquisizione di ulteriori sommarie informazioni testimoniali, dalla quali però non era emerso, a detta degli inquirenti, alcun nesso di causalità fra il decesso del paziente e eventuali condotte omissive da parte del personale medico. Il supplemento investigativo era stato disposto proprio dal gip.

Alla fine di marzo il giudice per le indagini preliminari Rodolfo Piccin ha disposto l’imputazione coatta per omicidio colposo. All’indagato è stato contestato di non aver diagnosticato in tempo un’infezione polmonare che avrebbe portato in seguito al drastico peggioramento delle condizioni cliniche di Stefano Borriello, fino alla morte.

La mancata diagnosi avrebbe implicato, stando all’imputazione coatta, la mancata somministrazione della terapia antibiotica.

Gli inquirenti fissano una data, quella del 6 agosto 2015, come possibile spartiacque per poter scongiurare la tragedia, tramite gli opportuni esami.

All’udienza preliminare cominciata l’8 maggio la Procura ha chiesto il non luogo a procedere nei confronti del medico. L’avvocato Lizzi, per conto della madre del ragazzo, ha invece osservato come Stefano Borriello sia deceduto per una comune polmonite, che avrebbe potuto essere curata senza particolari difficoltà somministrando per tempo un antibiotico ad ampio spettro. L’avvocato del medico, Paolo Lazzaro, ha chiesto invece il proscioglimento.

Il giudice Pergola si è preso del tempo per valutare con attenzione il caso. La decisione è arrivata ieri mattina. Si andrà a dibattimento.

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