Morto dopo la maturità, striscioni e lacrime al funerale di Marco Coletta

La bara sorretta dai compagni di classe del Marconi. I ricordi dei genitori in chiesa
BELLUCO-FOTOPIRAN-PIOVE DI SACCO-FUNERALE MARCO COLETTA ARZERELLO
BELLUCO-FOTOPIRAN-PIOVE DI SACCO-FUNERALE MARCO COLETTA ARZERELLO

CAVARZERE. Tutti i compagni di classe dell’Ipsia “Marconi” di Cavarzere si sono stretti alla famiglia di Marco Coletta, lo studente diciannovenne di Piove di Sacco mancato una settimana fa in un tragico incidente stradale a Pegolotte di Cona. Il feretro è stato accolto soprattutto da tanti ragazzi che per l’amico hanno preparato sul sagrato un lenzuolo pieno di firme e un collage di fotografie dei momenti più belli condivisi insieme. Marco era cresciuto proprio a poche decine di metri dalla chiesa, in uno degli appartamenti della grande palazzina di via Contarina, con mamma Loredana, papà Antonio e il fratello maggiore Hermes.



Solo la fede, quella più profonda, può alleviare l’assurdità della morte di un ventenne. Don Pietro Baretta lo sa e per questo invita tutti i presenti a non pensare alla fine di un cammino ma all’inizio di una nuova vita per chi non c’è più. Dai ricordi di amici, compagni di scuola e insegnanti è emersa la descrizione di un giovane che amava follemente la vita, indomito, a tratti incontenibile, libero, appassionato e con un sorriso sempre stampato sul volto e che sapeva regalare con generosità a chiunque. Per ultima è stata data lettura di alcune righe scritte da mamma Loredana. Un momento toccante. «Sei sempre stato un discolo», ha ricordato parlando del suo piccolo, «nemmeno le suore all’asilo riuscivano a controllarti. Ti ripetevo sempre di andare piano, ogni giorno. Ti vorrò comunque sempre tanto bene».

Alla fine Marco quell’agognato diploma se l’è guadagnato. A consegnarglielo sull’altare, è stata la vicepreside Frediana Fecchio, tra le ultime a vederlo prima che salisse in auto. «Ce l’ha fatta», ha rivelato la docente rivolgendosi soprattutto a papà Antonio, «ottenendo una votazione di 64/100 grazie soprattutto a uno splendido esame orale che ha favorevolmente colpito la commissione». «Voglio però ricordarti com’eri», ha poi aggiunto parafrasando la “Canzone per un’amica” di Guccini, «pensare che ancora vivi, e che ancora sorridi». All’uscita dalla chiesa, ad attendere la bara, oltre a tanta gente, c’erano tanti palloncini bianchi che sono stati lasciati liberi di librarsi nel cielo azzurro insieme con altri argentati modellati a cuore e altri con le lettere del nome “Marco”. È stato accompagnato in corteo fino al vicino cimitero, dove ad accoglierlo, prima della sepoltura a terra, c’erano una pioggia di petali di rosa bianchi e gialli e nell’aria le note di “Siamo solo noi” di Vasco Rossi. 


 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia