Morto annegato, trascinato nel sifone

La Procura apre un’inchiesta sull’ex broker di Spinea che ha perso la vita per recuperare una borsa finita in acqua 
filippi agenzia foto film istrana incidente mortale sul lavoro via bandiera
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ISTRANA. La Procura di Treviso ha aperto un’inchiesta, al momento senza indagati e ipotesi di reato, sul decesso del cinquantacinquenne Flavio Santoro, morto mercoledì annegato dopo essere finito dentro al sifone di una canaletta d’irrigazione ad Istrana. Il sostituto procuratore Francesca Torri ha ricevuto la relazione sull’accaduto e con ogni probabilità non disporrà l’autopsia. Da una prima e seppur parziale ricostruzione sembra che l’uomo, di Spinea e negli ultimi anni residente con moglie e figlia a Dosson di Casier, avesse perso lo zaino con gli strumenti di lavoro dentro ad una canaletta del Consorzio Piave in via Fratelli Bandiera ad Istrana ed, imprudentemente, vi fosse entrato a piedi scalzi nel tentativo di recuperarlo. La forte corrente della canaletta gli ha fatto perdere l’equilibrio e lo ha trascinato verso il sifone, dal quale è stato “ingoiato” e non è più riemerso.

Da quanto è emerso che Santoro era arrivato di buon mattino ad Istrana per effettuare alcune letture nella zona dove è in costruzione il sottopasso di via Filzi. Poco dopo le 10.30 Santoro suona a un appartamento di un condominio di via Fratelli Bandiera. Spiega a un’inquilina cosa deve fare e, una volta che gli viene aperto il cancello condominiale, si dirige verso il pozzetto, nel giardino, dove si trova il contatore dell’acqua. A lettura rilevata, Santoro cerca di prendere lo zaino che aveva appoggiato sopra un muretto che delimita il giardino del condominio da una canaletta d’acqua per irrigare i campi del consorzio Piave. Ma lo zaino, che contiene i suoi strumenti di lavoro e le chiavi della sua auto, cade all’interno della canaletta. La corrente è piuttosto forte e trascina lo zaino verso il sifone, a forma circolare, dove l’acqua confluisce a vortice, per passare dall’altra parte della strada. Santoro va a chiedere a un residente, che sta parlando in quel momento con gli operai che lavorano al vicino sottopasso di via Filzi, dove finisce l’acqua del canale perché vuole andare a recuperare lo zaino.

L’uomo gli risponde che il canale, tramite il sifone, porta l’acqua sul lato opposto della strada. A quel punto Santoro si allontana e torna verso il muretto dove è scivolato lo zaino. Prima si toglie scarpe e ginocchiere e poi sale sul muretto. Santoro finisce in acqua e la corrente della canaletta, profonda soltanto 30 centimetri, lo trascina verso il sifone. È qui che si consuma la tragedia.

I funerali di Santoro, in attesa del nulla osta da parte del magistrato, si svolgeranno con tutta probabilità a Mestre. Il cinquantacinquenne, tragicamente affogato mercoledì scorso, era originario proprio dall’hinterland della terraferma veneziana.

La notizia di questo ennesimo incidente, durante l’orario di lavoro, ha destato profonda commozione tra i suoi concittadini a partire dal sindaco di Casier Miriam Giuriati: «È brutto pensare che uno esce al mattino per lavorare e per portare a casa lo stipendio alla famiglia e non torna» ha commentato, «non possiamo che metterci nei panni della moglie e della giovane figlia, e condividere per quanto possibile questo momento difficile. Tutta la città si stringe attorno ai famigliari, la moglia Roberta Trevisan e la figlia di 16 anni».

Ed emergono dal suo passato alcune vicende giudiziarie connesse all’attività, svolta tra Spinea e Dolo, di broker assicurativo. Nel 2016 era stato condannato per appropriazione indebita. Altre accuse, sempre legate alla distrazioni degli incassi sui premi assicurativi, risultano ancora pendenti. È molto probabile che Santoro stesse cercando di rifarsi una vita e superare queste difficili vicende.

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