Morto alla partita, oggi l’addio a Marco
L’ultimo saluto a Marco Giordano. Si svolgeranno questa mattina alle 10, nella chiesa di Santa Maria Ausiliatrice alla Gazzera, i funerali di Angelo Marco Giordano, l’insegnante, atleta e allenatore 32enne morto giovedì sera mentre disputava una partita di calcio a 5 nella palestra del Gramsci Luzzatti in via Mattuglie. Amici, conoscenti, colleghi, i tanti ragazzi che lo chiamavo “mister” e quelli con i quali ha condiviso un pezzo di strada, si stringeranno attorno ai genitori, al fratello Federico, alla fidanzata, per dargli l’estremo saluto. Poi la salma partirà assieme ai familiari per la Calabria, la sua regione natale, quella dove tornava le estati e dove andava a tifare per la sua Reggina. Al termine della funzione un lancio di palloncini bianchi verso il cielo, per desiderio della mamma, mentre fuori della chiesa verranno raccolte le eventuali offerte e donazioni che serviranno ad acquistare dei defibrillatori per le palestre.
Un segno forte, quest’ultimo, esplicitamente voluto dalla famiglia e dagli amici di “Giordi”, come affettuosamente lo chiamavano, che ancora non si capacitano di come sia potuto accadere. Un attimo prima giocava con la sua squadra, il M.U.C. contro l’Autoscuola Dalla Mura, pochi minuti dopo era accasciato su uno dei gradoni della palestra. All’esterno della chiesa sarà presente un impianto audio per chi non riuscirà ad entrare all’interno a seguire la funzione.
Federico, il fratello, ancora non riesce a darsi pace, così come i familiari: «L’unica cosa che desidero», spiega, «è che Marco non sia morto invano, che la sua tragedia non rimanga un caso a sé stante, che non ci siano altre vittime. In ogni palestra e struttura sportiva devono esserci i defibrillatori, è fondamentale avere dei supporti salva vita». E ancora: «Forse è ora che la burocrazia si svegli, che si smetta di rinviare i decreti, perché quello che è successo a mio fratello potrebbe accadere a un bambino, a un genitore che va a prendere o a vedere i figli, a un insegnante o al personale ausiliario e non c’è nulla che possa giustificare il fatto di non avere questi strumenti».
In tantissimi, in queste ore, stanno dimostrando affetto e vicinanza alla famiglia, dalla squadra di calcio a 5 all’Asd Real Fenice, con la quale collaborava e allenava ragazzi di varie età. Marco Giordano laureato all’Isef, aveva discusso la tesi proprio su Piermario Morosini, giocatore del Livorno morto in campo durante la partita di campionato e sull’uso dei defibrillatori. Giovedì sera a nulla sono valsi gli sforzi degli amici per salvargli la vita. Se ne è andato sotto i loro occhi impotenti.
Marta Artico
Riproduzione riservata © La Nuova Venezia