Morte di Sinopoli ancora un rinvio «È una vergogna»
Ennesimo rinvio per l’udienza per la morte di Gabriele Sinopoli: il giudice veneziano Alberto Scaramuzza ha concesso altri settanta giorni ai due periti e così solo il 27 giugno prossimo i medici legali milanesi Carlo Bianchi Bosisio e Antonella Lazzari esporranno le loro tesi sulle cause del decesso del consulente finanziario, morto in ospedale diciannove mesi dopo l’aggressione sotto casa sua. Il primo incarico è stato affidato loro esattamente un anno fa, il 26 giugno dello scorso anno. «Tutto questo è vergognoso» dichiara la moglie Marzia Cossutta. «Ieri i due medici hanno spiegato che i documenti che mancavano loro sono arrivati a Milano appena una settimana fa e non hanno potuto esaminarli approfonditamente come volevano».
I due periti avevano già raccolto la documentazione proveniente dall’ospedale mestrino dell’Angelo che riguardava l’ultimo ricovero di Sinopoli, quello in seguito all’aggressione subita nella notte tra il 2 e il 3 settembre 2012, ma avevano chiesto anche tutta la documentazione medica che riguardava lo stato di salute della vittima prima dell’aggressione. E proprio questa è stata consegnata loro soltanto pochi giorni fa.
A fronte di due consulenze contrapposte, quella del pubblico ministero Stefano Buccini e la seconda richiesta dall’avvocato Emanuele Fragasso per conto della parte civile (sorella e moglie della vittima), il giudice aveva deciso per la perizia invece che emettere la sentenza. I difensori degli imputati, infatti, avevano chiesto il rito abbreviato e il rappresentante della Procura aveva già chiesto la condanna a sei anni ciascuno per il 24enne Giuseppe De Simone, Marco Seibessi (32 anni), Sebastian Troiani (29), Antonio Marigliano (21) e Andrea Campagna (27), tutti di Marghera, e Giuseppe Bartolo (32) di Zelarino.
Il pm aveva chiesto la condanna per lesioni volontarie aggravate, ma in seguito Sinopoli era morto e così la parte civile si era battuta perché l’accusa fosse quella di omicidio preterintenzionale. I due periti devono stabilire se la vittima sia morto in ospedale a causa dei colpi ricevuti durante l'aggressione (omicidio preterintenzionale) o se il suo decesso sia indipendente dalle lesioni provocate dai pugni e dagli schiaffi tirati dai giovani imputati e sia dovuto alle complicazioni dovute alle sue condizioni di salute precarie provocate da patologie di cui soffriva ancor prima dell’aggressione.
«È sicuramente una vicenda complicata», sostiene la moglie Marzia, che ieri era in aula del Tribunale veneziano con la sorella di Sinopoli, «e la perizia voluta dal giudice è stata innescata dal nostro avvocato che ha chiesto di andare a fondo sulla causa della morte, ma è vergognoso che ci voglia addirittura un anno per eseguirla. Non mi sembra che siano granché organizzati, tanto da essersi accorti che mancava tutta la documentazione sanitaria che riguardava il suo stato di salute precedente ai fatti di cui si occupa il procedimento».
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