Morte al Petrolchimico ex dirigente a processo

Piergiorgio Gatti è accusato del decesso di un operaio per una forma tumorale collegata all’esposizione al cloruro di vinile. L’accusa: «Sapeva e non ha fatto nulla»
MARGHERA. Nel maxi processo per le morti dei dipendenti del Petrolchimico di Porto Marghera a causa di tumori collegati all’esposizione al Cvm, il cloruro di vinile monomero, Piergiorgio Gatti era già stato condannato a 1 anno e 6 mesi, così come deciso dalla Corte d’Appello nel 2004 (dopo l’assoluzione in primo grado) e confermato dalla Cassazione nel 2006. Ora l’ex vicecapo della Divisione Petrolchimica della Montedison da maggio a ottobre 1971 e a seguire direttore generale della stessa Divisione da ottobre 1971 a gennaio 1973, è di nuovo davanti al giudice. Ancora una volta per una di quelle morti che hanno segnato la storia recente di Porto Marghera.


L’86enne già ai vertici del Petrolchimico deve rispondere di omicidio colposo davanti alla giudice monocratica Daniela Defazio per la morte di E.B., sopraggiunta l’8 maggio 2014, dopo che un anno prima aveva contratto un angiosarcoma epatico. L’uomo aveva lavorato dal 1960 al 1985 nel reparto CV6 della Montedison, occupandosi in particolare della pulizia delle autoclavi.


Stando a quanto si legge nel capo d’imputazione, la malattia era stata contratta «per effetto della prolungata esposizione al cloruro di vinile subìta nel luogo di lavoro». Gatti avrebbe «omesso di predisporre e collocare (o far collocare) all’interno del reparto CV6 i sistemi operativi e gli apparecchi di sicurezza idonei a prevenire l’insorgenza nei dipendenti dello stabilimento di tumori e malattie». Il direttore generale avrebbe omesso tra l’altro «di adottare interventi di manutenzione e ristrutturazione per eliminare totalmente le fughe di Cvm e le disposizioni idonee ad assicurare l’uso da parte dei lavoratori dei mezzi di protezione individuale per evitare l’aspirazione dei gas, di fornire ai lavoratori informazioni dettagliate sui rischi all’esposizione del Cvm, di installare strumenti di rilevazione in continuo». Eppure, secondo l’accusa, Gatti conosceva i risultati delle indagini scientifiche a livello mondiale sulla pericolosità del Cvm e il rischio tossicologico e anche cancerogeno della sostanza.


Nel procedimento per il decesso di E.B. sarebbero stati coinvolti anche gli ex dirigenti della Montedison Emilio Bartalini, Renato Calvi, Alberto Grandi e Giovanni Monforte D’Armino, già condannati nel maxi processo così come Gatti, che però nel frattempo morti. Nell’udienza celebrata giovedì sono stati sentiti alcuni tecnici dello Spisal in qualità di testimoni. Il processo è stato rinviato all’8 giugno.


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