Morosità incolpevole, sfratto rinviato a Mestre

Protagonista una donna assistita dal presidio di Asia Cub e Fronte della gioventù comunista. «No alla vendita delle case Ater»

Mitia Chiarin

MESTRE. Sfratto rinviato al prossimo 21 settembre per una signora residente a Mestre in via Cimabue. Lavoratrice del turismo, è rimasta senza impiego durante la pandemia non potendo più pagare il canone. E con lo sblocco degli sfratti, che era attiva durante il periodo di lockdown, giovedì è tornato l’ufficiale giudiziario. Trovando davanti alla casa della donna anche un presidio di protesta, organizzato da Asia Usb con il supporto della Fronte della gioventù comunista di Mestre, che ha aperto dalla pandemia uno sportello di aiuto alle persone in difficoltà economica.  «Oggi il Comune continua a procedere con gli sfratti e non attiva un serio intervento per contrastare l'emergenza abitativa, proponendo a chi viene sloggiato soluzioni transitorie costose e poco dignitose. Nel frattempo la Regione autorizza Ater a vendere quasi mille alloggi, continuando a ridurre così il patrimonio dell'edilizia pubblica residenziale già oggi insufficiente», protestano sindacato e organizzazione politica.

Il rinvio dello sfratto è considerato «una vittoria temporanea, inserita in un processo più ampio di aumento degli sfratti e dell'acuirsi dell'emergenza abitativa nel Comune di Venezia così come nel resto d'Italia. In questo contesto il Comune di Venezia non fornisce soluzioni valide alle circa 2000 famiglie a rischio sfratto, e la Regione dà l'ok ad ATER Venezia per vendere quasi mille alloggi. Gli sfratti vanno bloccati subito, le vendite del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, autorizzate dalla Regione, fermate. Servono investimenti seri nell'edilizia residenziale pubblica, iniziando a considerare le case popolari come un diritto e non un bene per fare profitto», è il messaggio di protesta. 

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