«Morirai dissanguata in 6 minuti»: arrestato

Aggredisce la sua ex, in manette Stefano Marangon. La donna è stata bloccata sulle scale e poi accoltellata all’addome
Roberta De Rossi

chioggia

Dopo averla picchiata, ammanettata alle scale di casa, minacciata di metterla dentro un sacco, le ha sferrato un colpo di coltello all’addome dicendole: «Hai ancora 6 minuti di vita perché ti ho preso la milza e morirai dissanguata». Per fortuna la ferita è stata superficiale e la donna è riuscita a mettersi in salvo. Giusto il tempo di raccogliere la denuncia e, questa volta, le manette sono scattate ai polsi del 47enne Stefano Marangon. È accaduto domenica a Chioggia. Ieri è iniziato il processo per direttissima con l’accusa di lesioni aggravate e porto d’arma.

L’ennesimo racconto di violenza contro una donna, una gelosia malata, la rabbia violenta ingiustificabile per essere stato lasciato, che purtroppo non manca mai, quotidianamente, nelle aule del Tribunale di Venezia: ieri la giudice ha convalidato l’arresto e, come richiesto dalla Procura, ha disposto che l’uomo (difeso dall’avvocato Luca Fogo) attenda in carcere il processo, aggiornato al 21 dicembre. Ieri Marangon si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Così, per ora, resta la ricostruzione secca del capo di imputazione che neppure il freddo linguaggio del codice penale attenua: «Per futili motivi, nonché agendo con crudeltà e adoperando sevizie nei confronti della sua ex compagna, picchiandola ripetutamente con schiaffi, ammanettandola per un breve periodo alla scala interna dell’appartamento dove lei era tornata per riprendere alcuni effetti personali, dapprima l’ha minacciata di colpirla con un coltello al volto e di tagliarle le dita, poi - dicendole di seguirlo in garage ove voleva metterla in un sacco nero - colpendola all’addome», con quel terribile annuncio: «Morirai dissanguata». «Così esercitando», scrive il pubblico ministero Stefano Buccini nel capo di imputazione, «anche violenza psicologica», tenendo la donna «in propria balia, prospettandole una dolorosa e lenta morte, inseguendola anche per un breve tratto per strada, con il coltello in mano. Infine colpendola in testa, facendola cadere a terra fino a perdere i sensi». Ferita all’addome, trauma cranico, contusioni in tutto il corpo giudicate dai medici guaribili in 25 giorni. Più la ferita all’anima.

Stefano Marangon ha un lungo elenco di precedenti al suo attivo: era sottoposto a misura di sorveglianza speciale. L’ultima volta è stato arrestato a marzo per resistenza a pubblico ufficiale: trovato in un bar, si era rifiutato di indossare l’obbligatoria mascherina, scatenando un putiferio. Dopo una condanna a 2 anni e 9 mesi per traffico di droga in primo grado, è stato invece recentemente assolto in appello.

Marangon è stato anche protagonista di un “duello” con il mestrino Denis Trabujo, vicenda per la quale giace ancora il processo per tentato omicidio, mentre entrambi sono già stati condannati per il possesso delle armi: fucile a canne mozze e una pistola con la matricola abrasa per il chioggiotto e una Smith&Wesson calibro 38 e una scacciacani per il veneziano. Qui a voler “regolare i conti” in difesa della sua fidanzata - secondo l’accusa - sarebbe stato Trabujo che in una notte del luglio 2018 si è presentato alla casa di Marangon, rimasto ferito a una caviglia. —



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