Moria di pesci nelle cave allarme inquinamento

Mirano. L’anno scorso stesso episodio, poi la discarica è stata messa in sicurezza Per i residenti la causa sono i fusti abbandonati in passato ai confini del sito
Di Filippo De Gaspari

MIRANO. Cave di Ca’ Perale, il mistero è infinito. Nuova ecatombe di pesci nel laghetto dei ragazzi, a due passi dalla vecchia discarica ai confini tra Mira e Mirano. Che però nel frattempo è stata bonificata e non dovrebbe rappresentare più un pericolo. Gli addetti al lavoro, anzi, parlano di un lavoro a regola d’arte: sigillati i rifiuti, estratto il percolato in eccesso e riequilibrato l’ecosistema, tanto da potervi creare sopra un’oasi naturalistica. Ma allora cosa succede attorno allo specchio d’acqua dietro la zona industriale di via Taglio?

A denunciare la nuova moria di pesci sono stati nei giorni scorsi alcuni residenti della zona, dopo che già un anno fa erano piovute segnalazioni dagli abitanti e dai frequentatori del laghetto. Soprattutto ragazzi, soliti passare qualche ora alle cave per pescare. A ottobre 2014 erano arrivati in motorino, trovandosi davanti a decine e decine di carpe, carassi, siluri, pesci gatti, la maggior parte già morti a pelo d’acqua, altri agonizzanti a riva. Nei giorni scorsi la scena si è ripetuta. E tra i residenti adesso monta la paura, nonostante i lavori di messa in sicurezza della vicina ex discarica siano terminati e Comune e Veritas si apprestino a inaugurare la riqualificazione dell’area in vista della primavera.

In zona alcuni residenti denunciano da tempo il conferimento reiterato, nei decenni scorsi, di alcuni fusti fuori dal perimetro della discarica, in area privata. «Non c’è altra spiegazione che questa: ogni tanto si rompe uno di quei fusti sepolti, con la conseguente fuoriuscita di veleni che riemergono nei laghetti, uccidendo qualsiasi forma di vita», dicono in zona. E qualcuno ora teme anche per la salute umana. Sul posto nei giorni scorsi sono così tornati gli esperti delle associazioni ambientaliste, enti di tutela e agenzie del territorio. Prelevate alcune carcasse di animali, che ora saranno analizzate. Ma l’assessore all’Ambiente di Mirano Federico Vianello consiglia cautela: «Gli esami di un anno fa hanno negato che la causa di quella moria fosse l’inquinamento», spiega, «l’Arpav infatti ci ha consegnato una relazione che parla di anossia, cioè mancanza di ossigeno nell’acqua». Ora si attendono gli esiti dei nuovi esami.

Negli anni Settanta parte dell’ex discarica fu usata dai comuni di Mirano, Mira e Spinea per lo smaltimento di materiali. In zona furono però versati abusivamente da privati anche rifiuti industriali, alcuni con presenza di mercurio. Ci fu un processo e una seguente amnistia. Vennero quindi eseguite operazioni di bonifica, poi la cava abusiva diventò discarica legale e fu anche ampliata. Cessò di funzionare nel 1996. Fino all’ultima bonifica che l’ha trasformata in parco.

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