Morìa di pesci, indagine in Procura
Il pubblico ministero Giorgio Gava ha aperto un’ indagine e di conseguenza fascicolo sulla moria di pesce in laguna ed ha incaricato gli agenti del Corpo forestale dello Stato in servizio presso la Procura di acquisire tutte le informazioni utili a stabilirne le cause. Naturalmente, la prima mossa sarà quella di chiedere ai tecnici dell’Arpav le prime risultanze dei controlli compiti nei giorni scorsi, quelli che hanno portato l’Agenzia regionale a sostenere che la moria «è verosimilmente dovuta allo sviluppo anomalo di alghe dei generi Ulva, Gracilaria e Agardhiella». Secondo l’Arpa del Veneto, «a causa del particolare andamento meteorologico della scorsa primavera ed inizio estate, con abbondanti precipitazioni prima e caldo anomalo poi, la produzione di biomassa è stata particolarmente abbondante». Superata la fase di fioritura, viene aggiunto, «lo sviluppo del materiale vegetale si è interrotto ed è iniziata la decomposizione». Il fenomeno ha avuto conseguenze negative - moria di pesci e cattivo odore - soprattutto nella zona compresa tra il centro storico e la gronda lagunare nell'area di Mestre-Marghera, in quanto caratterizzate da scarso ricambio idrico, bassi fondali (con forte riscaldamento dell'acqua) e importante apporto di nutrienti per le alghe (azoto e fosforo) che giungono in laguna attraverso i corsi d'acqua. Per l'Arpa «si tratta di un fenomeno naturale e circoscritto nella zona, mentre il resto della laguna presenta condizioni normali». Fondamentale, comunque, sarebbe stata «la situazione di anomalia meteo climatica».
Gli uomini della Forestale non daranno certo per scontato le conclusioni alle quali sono giunti i tecnici dell’Arpav e potrebbero anche chiedere ai laboratori dell’Asl 12 di raccogliere ed esaminare sia alcuni pesci morti sia alcuni campioni d’acqua della laguna raccolti in varie zone, a cominciare da quelle in cui il fenomeno è stato più intenso. Proprio perché si è verificato soprattutto nella laguna a ridosso di Marghera e di Mestre, c’è chi ha avanzato il sospetto che la morìa potrebbe essere stata causata dall’inquinamento proveniente da un’industria della terraferma che ha scaricato veleni in uno dei fiumi o dei canali che sfociano in laguna. In questo caso vi sarebbero responsabilità dirette. Scoperta la sostanza killer bisognerebbe risalire a chi l’ha gettata nell’acqua. Nel caso che, invece, l’ipotesi avanzata dall’Arpav sia quella giusta le responsabilità dell’uomo sarebbero più indirette ed impossibili da stabilire con previsione. La proliferazione delle alghe che ha causato la mancanza di ossigeno, infatti, è possibile sia stata provocata dalle intense precipitazioni prima e dal caldo intenso poi, ma lo zampino dell’uomo c’è sempre, visto che sono decine le imprese e le aziende agricole che sversano in laguna prodotti che funzionano da fertilizzanti per le alghe. Molte è stato fatto per impedire questo processo ma altro c’è da fare. In questo caso, comunque, difficile che l’indagine del pubblico ministero veneziano finisca con l’indicazione dio uno o più responsabili e il fascicolo potrebbe essere destinato a finire in archivio velocemente.
Albert Gardin autonomista del «Governo Veneto» denuncia la situazione e scrive: «Il Comune, attraverso i suoi portavoce, tranquillizza e minimizza anziché denunciare la gravissima situazione e correre ai ripari. Turismo insostenibile, navi crociere, inquinamenti, Mose sono tutti fattori determinanti e incentivanti del gravissimo inquinamento della laguna.
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