Morì sotto i ferri: è guerra legale
MIRANO. Per la seconda volta il procuratore aggiunto Carlo Nordio ha chiesto l’archiviazione di una vicenda di malasanità che ha causato la morte del 56enne Paolo Ceolotto e per la seconda volta moglie e figli, con gli avvocati Valentina Gasparini e Luigi Ravagnan, hanno presentato la loro opposizione: vogliono capire perché il loro caro è morto durante un’operazione, di certo non tra quelle più complicate nelle sale chirurgiche del reparto di Cardiochirurgia dell’ospedale di Mirano. La prima volta il giudice veneziano Andrea Comez aveva in parte accolto la richiesta dei due legali, imponendo alla Procura nuove indagini. Ieri, dopo la seconda udienza, si è riservato di decidere sulla base di quello che hanno sostenuto il rappresentante della Procura e i due legali delle parti offese.
Paolo Ceolotto era stato ricoverato nel nosocomio miranese per un’aneurisma. Il 31 ottobre 2008 era stato operato ed era deceduto. Nel primo esposto la moglie con l’avvocato Gasparini aveva chiesto l’intervento della Procura per sapere che cosa era accaduto visto che, stando al documento, la direzione sanitaria dell’ospedale non aveva disposto alcun accertamento per stabilire le cause reali del decesso. Il procuratore aggiunto aveva incaricato un medico legale dell’autopsia, il quale aveva escluso qualsiasi responsabilità medica, e su questa base aveva chiesto l’archiviazione del caso. La moglie si era opposta e il magistrato veneziano aveva invitato il rappresentante dell’accusa a compiere un ulteriore accertamento autoptico, incaricando questa volta anche un cardiochirurgo, oltre ad un medico legale. Anche dopo le nuove indagini, però, Carlo Nordio ha ripresentato la richiesta di archiviazione.
Stando al consulente tecnico degli avvocati della parte offesa, in questa seconda opposizione alla moglie di Ceolotto si sono aggiunti i figli con l’avvocato Ravagnan. Durante l’intervento chirurgico, qualcosa sarebbe andato storto nell’operazione di cardioplagia. Si tratta della procedura che utilizza una soluzione protettiva cardiaca e si associa alla macchina cuore-polmone (in circolazione extracorporea) in quanto, mentre quest’ultima avrebbe lo scopo di rendere esangue il campo operatorio e di mantenere vitali i tessuti, la prima ha il fine di conservare le sostanze energetiche attraverso l’arresto cardiaco, ridurre i processi metabolici e degradativi attraverso l’ipotermia e prevenire effetti sfavorevoli dovuti all’ischemia.
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