Morì durante l’intervento «Va indagato il primario»

Mirano. Il giudice: verificare la posizione del responsabile di Cardiochirurgia Alessandro Giacomin era a capo dell’équipe che operò Paolo Ceolotto, 56 anni
Di Giorgio Cecchetti

MIRANO. Al giudice veneziano Andrea Comez sono bastate poche ore per decidere, del resto conosceva già la vicenda che ha portato alla morte del 56enne Paolo Ceolotto perché già in precedenza aveva respinto una richiesta di archiviazione del caso presentata dal procuratore aggiunto Carlo Nordio, invitandolo a compiere ulteriori indagini.

Ieri, accogliendo le richieste degli avvocati Valentina Gasparini e Luigi Ravagnan, parti civili per conto della moglie e dei figli della vittima, ha invitato il rappresentante della Procura a iscrivere sul registro degli indagati per omicidio colposo il primario di Cardiochirurgia dell’ospedale di Mirano, Alessandro Giacomin, e a condurre nuovi accertamenti sulle cause del decesso. Il magistrato spiega che, visto che fino ad ora nessuno era stato indagato, non ha potuto invitare il rappresentante dell’accusa a formulare il capo d’imputazione e chiedere di firmare la richiesta di rinvio a giudizio, facendo però intendere che questa sarebbe dovuta essere la giusta indicazione.

Stando agli elementi raccolti durante le indagini, il magistrato ritiene che la morte del paziente sia riconducibile alla responsabilità degli operatori sanitari. A capo dell’équipe che il 31 ottobre 2008 operò Ceolotto c’era il dottor Giacomin. Il decesso del paziente durante l’intervento per un’aneurisma risale a quasi sette anni fa. Ora, per evitare che le accuse cadano in prescrizione, la Procura deve correre: mancano infatti appena undici mesi perché questo accada. Già in una prima occasione il rappresentante della Procura lagunare aveva chiesto l’archiviazione contro cui aveva ricorso la moglie di Ceolotto, impedendo in questo modo che non si indagasse più. Durante l’udienza di due giorni fa, l’avvocato Ravagnan ha ricordato che non sarebbe stato opportuno, come invece è accaduto, che il rappresentante dell’accusa affidasse la consulenza medico legale al professore Carlo Valfrè, non tanto per le sue capacità professionali, visto che si tratta di un noto cardiochirurgo, ma per i suoi rapporti con Giacomin, che è stato un suo allievo e buon conoscente. Nella sua consulenza, Valfrè aveva sostenuto che l’equipe dell’Ospedale di Mirano aveva fatto tutto il possibile per salvare Ceolotto.

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