Morì dopo l’incidente Due ortopedici nei guai

Chioggia. Sessantaduenne perse la vita dopo una banale frattura alla gamba Chiesto il rinvio a giudizio: «Il decesso causato dalla sospensione dell’eparina»

CHIOGGIA. Il 24 febbraio di quattro anni fa, a causa di un lieve incidente stradale, il 62enne chioggiotto Raimondo Perini aveva dovuto ricorrere alle cure dei medici dell’ospedale di Chioggia per la frattura ad una gamba. Disagi evidenti, ma niente di più. Eppure, due mesi dopo, il 20 aprile dello stesso anno, Perini, proprio mentre veniva sottoposto agli esami radiologici per appurare se l’osso si fosse saldato e dunque se, di lì a qualche minuto, avrebbero potuto togliere l’ingessatura, il 62enne è crollato a terra ed è morto sotto gli occhi del radiologo e della moglie, che lo stava aiutando. Adesso il pubblico ministero di Venezia, Angela Masiello, ha chiesto il rinvio a giudizio per l’automobilista che lo aveva investito, P.P, e per due ortopedici dell’ospedale di Chioggia, C.M. e G.A.S., tutti devono rispondere di concorso in omicidio colposo.

Inizialmente, erano quattro i medici indagati, due chirurghi, che avevano operato il paziente, e i due ortopedici che lo avevano avuto in cura, ma, al termine delle indagini, per i primi due la rappresentante della Procura ha chiesto l’archiviazione delle loro posizioni. A causa re il decesso di Perini è stata una trombosi, stando all’autopsia.

E gli accertamenti hanno stabilito che il paziente era stato sottoposto a un corretta terapia anticoagulante solo per quindici giorni, quelli immediatamente successivi all’intervento. Vista l’ingessatura e soprattutto la lunga immobilità, invece, avrebbe dovuto continuare con il farmaco, l’eparina, almeno finchè non avesse ricominciato a muovere l’arto. Secondo le accuse, la terapia anticoagulante di quindici giorni non sarebbe stata sufficiente, ma i due chirurghi, che l’avevano prescritta, se la sono cavata.

Non così i due ortopedici, che visitarono Perini dopo e che avrebbero dovuto prescrivergli di continuare la terapia almeno per un altro mese.

Ora, toccherà al giudice dell’udienza preliminare stabilire se vi siano prove ed indizi sufficienti a mandare sotto processo sia l’automobilista che ha investito il 62enne, provocandogli la frattura, sia i due ortopedici dell’ospedale, che non avrebbero prescitto la cura per evitare la trombosi, una terapia che da tempo ormai viene prescritta a tutti coloro che restano immobilizzati agli arti, vecchi o giovani, proprio per impedire il rischio di trombosi. In quell’occasione i tre indagati potranno difendersi e dire la loro: il giudice, dopo aver sentito le parti, dovrà decidere per il rinvio a giudizio davanti al giudice monocratico di Chioggia o per l’archiviazione delle accuse.

Giorgio Cecchetti

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