Morì di tumore dopo il parto sono indagati 85 medici

Camponogara. La Procura chiede l’archiviazione, ma la famiglia si oppone La donna di 29 anni uccisa cinque mesi dopo aver dato alla luce il secondo figlio
Neonati in ospedale in una foto d'ARCHIVIO. ANSA
Neonati in ospedale in una foto d'ARCHIVIO. ANSA

CAMPONOGARA. È morta uccisa da un tumore al colon scoperto ormai troppo tardi, qualche mese dopo il parto del secondo figlio. Aveva solo 29 anni e la sua situazione era stata complicata anche da una peritonite che aveva reso necessario un intervento chirurgico. Poteva essere individuata prima quella patologia neoplastica che si era sviluppata durante la gravidanza? E, soprattutto, poteva essere salvata quella giovane mamma, originaria di Camponogara? Lo ha escluso con decisione il consulente tecnico della procura di Padova, il dottor Dario Raniero dell’Istituto di medicina legale di Verona, che ha “assolto” gli 85 medici finiti nel registro degli indagati per l’ipotesi di omicidio colposo. Un’ipotesi, appunto, secondo la procura che non sta in piedi: tanto che dal termine di una lunga indagine, destinata a far finire nel mirino dell’autorità giudiziaria gli 85 camici bianchi, è stata chiesta l’archiviazione dell’accusa per tutti. Per tutti, nessuno escluso nonostante il lungo elenco di indagati, che ha richiesto mesi e mesi solo per le notifiche degli atti. Si tratta di sanitari dell’Azienda ospedaliera e dello Iov (Istituto oncologico del Veneto) di Padova, dell’ospedale di Dolo e di Mirano, infine dell’ospedale Maggiore di Bologna.Ma la famiglia della sfortunata mamma, che aveva presentato un esposto sollecitando l’avvio di un’inchiesta per accertare eventuali responsabilità, non si rassegna. E ha deciso di proporre un’opposizione alla richiesta di archiviazione: dopo aver sentito le parti nell’udienza fissata per il prossimo 27 marzo, la parola passa al gup padovano Domenica Gambardella che si pronuncerà. È a lei che spetterà l’ultima decisione: mandare o meno tutto in archivio. E stabilire se ritenere fondate le conclusioni dell’esperto della procura, convinto che la mamma sia stata purtroppo uccisa dall’evoluzione del cancro al colon in fase già avanzata all’epoca della gravidanza.

La ventinovenne partorisce il suo secondo bimbo il 18 maggio 2011 nella clinica ginecologica padovana al termine di una gravidanza senza particolari problemi. La donna, ricoverata il giorno prima, dà alla luce il piccolo con un parto cesareo e, dopo qualche giorno, viene rispedita a casa. Però la ripresa è difficile, mentre i dolori e lo stato di affaticamento si moltiplicano. A luglio si sottopone a una visita all’ospedale di Dolo e gli accertamenti svelano la presenza della malattia neoplastica. Inizia la fase della chemioterapia, mentre nell’agosto successivo una peritonite aggrava lo stato di salute della donna operata d’urgenza. La signora si riprende tanto che, a settembre, inizia un nuovo ciclo di chemioterapia. Ma la malattia che ha colpito la mamma è una forma estremamente aggressiva di tumore e, in un fisico così giovane, è peggio perché le cellule malate si sviluppano con grande rapidità.

Eppure tutti i trattamenti alimentano le speranze di recupero, almeno all’inizio. Poi, a ogni controllo, la disperazione prende il sopravvento. E la mamma muore divorata dal male il 10 dicembre 2011. Difficile rassegnarsi a una morte così prematura e atroce. E difficile rassegnarsi al calvario sopportato dalla ventinovenne che ha lasciato due piccoli in tenera età.

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