Morì a causa dell’amianto, la famiglia sarà risarcita
MESTRE. Ha lavato per anni le tute le marito impregnate di polvere di fibre di amianto, finché non si è ammalata di mesotelioma. E.M. è deceduta prematuramente a 62 anni, vinta dal male nel 2010, ma la causa civile intentata contro il Petrolchimico è stata proseguita dal marito e dai tre figli, che si sono visti riconoscere 267 mila euro per il danno biologico. La donna viveva dal 1968 con il marito, che dal 1975 e fino al 2002 aveva lavorato per le ditte che gestivano in appalto le attività di manutenzione e riparazione degli impianti dello stabilimento di Porto Marghera di proprietà della Montedison Spa (impianti poi, dopo complesse vicende societarie, passati in proprietà della Edison e della Syndial Spa).
Il marito era stato esposto, per ragioni di lavoro, a notevoli quantitativi di fibre di amianto e la donna per anni ha lavato due volte a settimana le tute sulle quali si depositava la polvere. Quando, ancora giovane, si è ammalata di mesotelioma pleurico, ha deciso di andare fino in fondo e di chiedere il risarcimento del danno. La causa è iniziata nel 2007, ma la donna dopo tre anni, a processo già avanzato, è deceduta. A difenderla l’avvocato Cosimo Damiano Cisternino. «Il marito della donna lavorava per le ditte appaltatrici, », spiega, «ma la condanna è avvenuta nei confronti del Petrolchimico e sono loro che pagheranno. Durante il processo è emerso che in alcuni reparti la Edison forniva le tute da lavoro pulite ai dipendenti che venivano lavate, la stessa cosa invece non avveniva per i lavoratori addetti alle manutenzioni. Da qui, essendo stato il problema amianto sottovalutato a lungo, la moglie ha lavato le tute in casa per molto tempo».
La sentenza parla di precise responsabilità di Edison Spa «per non avere fornito informazioni circa la pericolosità degli impianti da manutenere, su come i dipendenti delle ditte appaltatrici avrebbero dovuto proteggere sé stessi ed i propri famigliari e per non avere adottato quelle misure di carattere strutturale - non di competenza delle ditte appaltatrici - volte a limitare la propagazione, nell’ambiente di lavoro, di polveri di amianto».
Sono state effettuate le perizie della medicina del lavoro e le consulenze anatomo patologiche le quali hanno dimostrato che il terribile mesotelioma è conducibile all’esposizione delle tute alle polveri di amianto. Chiarisce l’avvocato: «È vero che decessi da amianto ce ne sono stati molti, ma in questo caso non si tratta di processo penale, ma di una causa civile che si è conclusa a favore della donna». Di qui la soddisfazione per la sentenzia emessa dal giudice ordinario di Venezia. Va ricordato che nel processo ad alcuni dirigenti di Fincantieri di Marghera, i giudici avevano riconosciuto la morte per amianto delle mogli di tre lavoratori che lavano le tute da lavoro.
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