«Moranzani, il sogno diventato incubo»
MALCONTENTA. I pericolosi depositi della San Marco Petroli spostati più all’interno di Porto Marghera, i giganteschi tralicci dell’alta tensione interrati e un parco urbano lineare da far invidia a quello già realizzato a San Giuliano: 200 ettari con una collinetta alta fino a 14 metri vista laguna, piste ciclabili e pedonali al posto di una discarica tossica lunga 3 chilometri e mezzo e larga 100 metri.
Un bellissimo sogno di trasformare - dopo decenni di inquinamento - la discarica tossica del Vallone Moranzani, mai messa in sicurezza e tantomeno bonificata, in uno spazio risanato e fruibile da tutti si è trasformata in un incubo dopo la decisione della giunta regionale presieduta da Luca Zaia di stornare fondi (56 milioni) dall’Accordo di programma per il Vallone Moranzani siglato nel 2008 per risanare la concessionaria del Pif di Fusina (il consorzio Sifa), ma mai realizzato nonostante fosse stato sottoscritto da tutte le istituzioni locali: Regione e Comune di Venezia, ministero dell’Ambiente, Terna, consorzi di bonifica, Autorità Portuale, il commissario per l’emergenza dello scavo dei canali industriali, Magistrato alle Acque e Provincia, Eni spa e San Marco Petroli spa.
Il Pd ha organizzato ieri al Canevon di Malcontenta una conferenza stampa con la partecipazione dei suoi militanti e dei consiglieri comunali (Andrea Ferrazzi, Nicola Pellicani, Monica Sambo), regionali (Bruno Pigozzo, Francesca Zottis e Piero Ruzzante) e della sezione locale del Pd (Cossidente) per denunciare il «drammatico silenzio del sindaco, Luigi Brugnaro, e il tradimento degli impegni presi con la comunità di Malcontenta e Marghera» che era stata coinvolta direttamente nella elaborazione e nell’approvazione dell’Accordo di Programma per il Moranzani».
Il Pd veneziano e Veneto ha già predisposto una mozione che sarà presentata in consiglio comunale e in consiglio regionale on cui si chiede a Regione e Comune di «mantenere tutti gli impegni previsti dall’Accordo di programma per il Vallone Moranzani», ovvero «dal recupero ambientale, l’interramento degli elettrodotti e il riassetto idraulico del bacino del Lusore e delle aree soggette ad alluvioni, il completamento della viabilità stradale per dividere davvero il traffico pesante diretto a Porto Marghera da quello leggero dei residenti, la delocalizzazione della San Marco Petroli e la realizzazione del previsto parco da 200 ettari con una cintura verde». I consiglieri regionali del Pd, reduci dalla battaglia contro l’emendamento dell’assessore regionale Roberto Marcato – che di fatto ha dato il via libera allo storno dei fondi già stanziati e ha messo in un cassetto l’Accordo Moranzani – hanno ricordato ieri che «tutta l'operazione avrebbe dovuto essere garantita dalla società Sifa, concessionaria del Pif di Fusina in Project financing, ma come noto, a causa della crisi finanziaria di quest'ultima, iniziata già nel 2012, tutto si è bloccato con uno stop che potrebbe durare fino al 2041, quando scadrà la concessione della gestione della concessione del Pif di Fusina».
«A questo punto» dicono i consiglieri comunali e regionali del Pd «chiediamo al sindaco Brugnaro e il governatore Zaia di assumersi le proprie responsabilità: se a suo tempo hanno stipulato un contratto capestro per il project financing, ora non possono scaricare sulla comunità di Malcontenta e di Marghera i propri errori, bloccando delle opere ambientali che sono assolutamente necessarie».
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