«Moranzani, dopo la beffa altri danni per i residenti»

Giglio (Municipalità) denuncia: «A 9 anni dalla firma dell’Accordo di programma la messa in sicurezza dei fanghi e le opere viarie sono ancora da completare»
Di Gianni Favarato
Foto Agenzia Candussi/ Favarato/ Malcontenta, via Moranzani/ Zona di riqualificazione ambientale progetto integrato Fusina
Foto Agenzia Candussi/ Favarato/ Malcontenta, via Moranzani/ Zona di riqualificazione ambientale progetto integrato Fusina

MARGHERA. Tutto si è bloccato dopo lo scandalo della tangentopoli del Mose. «Non bastava il danno di convivere con una vecchia discarica di residui delle produzioni del Petrolchimico pieni di metalli pesanti come piombo, arsenico e cromo esavalente», dice con amarezza Dario Giglio, consigliere delegato della Municipalità di Marghera, «c’è anche la beffa delle opere stradali e di riassetto idraulico anti-allagamenti, promesse e mai completate, che condannano la nostra comunità di continuare ad essere di fatto la pattumiera del polo industriale di Porto Marghera e a convivere con l’inquinante e ingombrante via vai di camion e tir porta-container che percorrono via Malcontenta».

«A 9 anni dalla firma l’Accordo per il Vallone Moranzani che doveva coniugare sviluppo portuale con riqualificazione e rigenerazione urbana, è rimasto sostanzialmente sulla carta», continua Giglio. «Tutto ciò, purtroppo, dimostra che gli accordi si firmano ma che poi per realizzarli occorre la volontà politica che nè il sindaco Brugnaro né del governatore Zaia hanno dimostrato di avere». Dario Giglio conosce bene la questione, come delegato della Municipalità e come cittadino che ha partecipato, al pari di tanti altri residenti, alle consultazioni e al referendum dell’Agenda 21, durante la fase di definizione del progetto.

«I pochi interventi viari e idraulici che sono stati avviati non sono stati completati», continua Giglio, «così non si risolvono i problemi per i quali erano stati previsti, come i possibili allagamenti, la viabilità stradale distinta da quella dedicata ai camion e lo spostamento dei pericolosi e vicinissimi depositi della San Marco Petroli». Prendiamo l’intervento di riassetto della viabilità del nodo stradale di Malcontenta: «Si doveva separare il traffico urbano da quello industriale», spiega il delegato della Municipalità, «ma la costruzione del cavalcavia e la realizzazione di una serie di rotonde non ha risolto questo problema del traffico pesante. Se non si affronta e delocalizza la presenza delle aziende di movimentazione container che si affacciano su via Malcontenta, non si risolverà mai il problema».

Le file di camion porta container che entrano ed escano dal deposito di Auta Marocchi infatti, vanno ad interferire con la viabilità urbana creando intasamenti quotidiani, per questo la Municipalità chiede di «trasferire in luoghi più appropriati per le loro attività logistica». «Inoltre», continua Giglio, «manca il tratto finale della ciclabile lungo via Padana per completare la pista in modo da permettere ai cittadini di Malcontenta di arrivare in sicurezza a Marghera». «L’altro punto dolente è la sicurezza idraulica e le fognature», aggiunge Giglio, «da un lato sono state costruite le opere di consolidamento dei canali e degli invasi con potenziamento delle stazioni di sollevamento, ma dall’altro lato l’opera principale che si attendeva non è stata realizzata, il collegamento fognario di Ca’ sabbioni, Ca’ Brentelle e via Padana con l’impianto di depurazione Pif di Fusina. Un’opera fondamentale per contribuire al disinquinamento della laguna». Insomma, il sogno nato con l’Accordo di Programma Moranzani – la cui bontà è sempre stata riconosciuta dai cittadini e dalla Municipalità di Marghera – non si è realizzato.

«Senza portare a termine tutti gli interventi di risanamento previsti», conclude Giglio, «si crea un ulteriore danno ambientale, sociale ed economico al territorio. In primo luogo perché non si mettono in sicurezza tutte le discariche che circondano Malcontenta, ed inoltre rimangono sui fondali del canale Sud pericolosi inquinanti per la laguna e la sua popolazione. E in secondo luogo per il fatto che non si creano quelle opere di mitigazione ambientale, come un grande polmone verde con parchi e giardini, per risarcire le popolazioni locali da anni di sofferenza per aver subito l’ingombrante vicinanza del Petrolchimico».

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