Moraglia sull'immigrazione: "Evitare il buonismo assistenzialista quanto il legalismo giustizialista"

Accoglienza, convivenza sociale, sostegno agli Stati più deboli, sofferenze dell'Europa: i temi della riflessione del Patriarca di Venezia per la festa del Redentore. Ecco una anticipazione

VENEZIA. La popolare festa veneziana del Redentore sarà l’occasione, per il Patriarca Francesco Moraglia, di offrire una sua riflessione alla città che prende spunto dal Giubileo straordinario della misericordia e della enciclica di Papa Francesco "Laudato sì". Immigrazione, accoglienza, convivenza sociale, sostegno agli Stati più deboli. Un sussulto di coscienza quello del Patriarca Francesco Moraglia nella festa veneziana di popolo e di fede. Ne anticipiamo qui alcuni passaggi che il Patriarca riprenderà più ampiamente durante l’omelia della messa solenne in programma domenica 19 luglio alle 19 nella basilica del Redentore nell’isola della Giudecca.



“La misericordia sarà sempre più grande di ogni peccato, nessuno può porre un limite all’amore di Dio che perdona”: l’espressione di Papa Francesco ci introduce bene alla festa veneziana del Redentore durante la quale la città esprime in pellegrinaggio la sua gratitudine al Dio della misericordia. Soprattutto oggi abbiamo bisogno - a livello personale e sociale - della divina misericordia che è fondamento del perdono reciproco ma, anche, vera risorsa capace di plasmare in modo nuovo le relazioni tra le persone e le differenti componenti di una società sempre più composita e articolata.
La misericordia - ossia il perdono, la riconciliazione, l’accoglienza - è come una nuova risorsa, una nuova sintesi, un nuovo inizio che ci apre al tutto, non lasciandoci rinchiudere nel particolare. Si tratta di guardare a quelle realtà che appartengono alla vita degli uomini - l’economia, il diritto, la politica - e che, di per sé, sembrerebbero altro rispetto alla misericordia; esse devono certamente considerarsi secondo la loro specificità ma, allo stesso tempo, vanno integrate in un “tutto” capace di rendere più umana la convivenza sociale.  
L’etica - che fonda le scelte secondo giustizia ed equità - e la misericordia - chiamata ad umanizzare tali scelte - fanno in modo che economia, diritto e politica siano realmente a servizio del bene comune, non fermandosi agli indici economici, alla formalità delle leggi e al pragmatismo politico. Ciò che è ineccepibile in termini di scienza economica, giuridica e politica non è detto che lo sia dal punto di vista del rispetto della persona. Questo vale tanto nelle relazioni personali e sociali quanto nell’azione politica, sia nell’ambito amministrativo del territorio sia nella politica nazionale e internazionale, iniziando dall’Europa che oggi vediamo in grave difficoltà.
Le sofferenze dell’Europa si manifestano di fronte all’incapacità o impossibilità d’esprimere una politica in grado di rispondere a problemi, bisogni e aspettative dei popoli. Mi limito ad alcuni esempi: politica estera comune, piani coordinati per il mondo del lavoro (piaga della disoccupazione giovanile e non solo), sostegno vero e reale agli Stati più deboli e, soprattutto, gestione comunitaria del fenomeno dell’immigrazione che non può più esser scaricato su un singolo Stato come finora è stato fatto con l’Italia.
Il fenomeno dell’immigrazione rappresenta solo la punta dell’iceberg. C’è qualcosa di sostanziale che va tutelato al di là della pura tecnica economica, della mera forma della legge e dell’abituale prassi politica; c’è qualcosa che ci lega alla giustizia sostanziale.
Per una buona convivenza sociale la sicurezza, la legalità, la certezza della pena sono valori, come lo è anche la misericordia, ossia il perdono, la riconciliazione, l’accoglienza. La misericordia è apertura di credito nei confronti di chi ha sbagliato ma intende riparare al male fatto. Va evitato tanto il buonismo assistenzialista, che disattende le grandi potenzialità e il senso di responsabilità della persona umana, quanto il legalismo giustizialista che dimentica la dolorosa storia delle persone e la loro volontà di riscatto.
Vi è una sorta di cammino spirituale da compiere e che ci conduce dinanzi al Dio della misericordia e della giustizia, superando la pura comprensione umana. Sia questo il nostro modo di vivere la festa del Redentore per riscoprire la misericordia di Dio a partire dalla vicenda concreta di Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo. Siamo chiamati a rinnovarci nell’anima e nel corpo e, così, potremo rinnovare ogni cosa.

Francesco Moraglia

patriarca di Venezia
 

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia