Moraglia: «Meno cibo ma per tutti Il denaro non sia speculazione»

Il Patriarca ha celebrato messa ieri mattina nel magazzino della Grandi Molini Italiani (farina) «La radice dei mali è la disuguaglianza, è l’economia che uccide. Attenti al rapporto soldi-corruzione»
Di Marta Artico
Il Patriarca Moraglia celebra la Santa Messa e visita lo stabilimento di "GMI Grandi Molini Italiani SPA" in Via dell'Elettricità 13, Porto Marghera.
Il Patriarca Moraglia celebra la Santa Messa e visita lo stabilimento di "GMI Grandi Molini Italiani SPA" in Via dell'Elettricità 13, Porto Marghera.

«La radice di tutti i mali è la disuguaglianza. È l’economia che uccide». Un appello alla giustizia sociale, all’equa distribuzione dei beni, al risparmio e alla custodia del creato quello lanciato ieri mattina dal patriarca Francesco Moraglia in visita al magazzino dello stabilimento della Grandi Molini Italiani (GMI), primo produttore di farina italiano.

Alla presenza di rappresentanti delle istituzioni, del mondo produttivo e dei dipendenti dell’azienda, Moraglia ha celebrato la messa sopra un altare realizzato con sacchi di farina e bancali, sotto lo sguardo di un Gesù fatto di pane, come il crocifisso, opera di un dipendente, Denis Silvestri. Il Patriarca ha ripreso il messaggio di Papa Francesco lanciato nel videomessaggio del 7 febbraio e diretto ai rappresentanti dell’Expo 2015. «Quello che ci deve stare a cuore è una giustizia sociale più vera, umanizzare le nostre relazioni è fondamentale. La terra è madre generosa, ci sarebbe la possibilità di sfamare tutti anche se fossimo più dei 6 miliardi ma non si riesce per colpa di un modo di intendere il denaro e l’economia che non lo consente. Una piccola percentuale sfrutta la quasi totalità delle risorse del pianeta».

Moraglia come papa Francesco, ha citato il “paradosso dell’abbondanza” di Govanni Paolo II, oggi attualissimo. «In una parte del mondo l’obesità è diventata una malattia sociale», ha ricordato, «mentre dall’altra parte del mondo si muore di fame e c’è chi soffre di ipernutrizione».

Da qui l’appello: «Dobbiamo custodire il creato. La terra è una madre generosa nei confronti dei suoi figli, ma i fratelli non si trattano da fratelli e quindi la generosità della madre terra non arriva a sfamare tutti». E ancora: «La proprietà privata viene dopo la destinazione universale dei beni, nel videomessaggio il Papa sottolinea che oltre all’interesse per la produzione, la disponibilità di cibo e l’accesso, il cambiamento climatico e il commercio agricolo, la prima preoccupazione dev’essere per la persona umana. Bisogna passare dal pragmatismo emergenziale al pragmatismo nel risolvere le cause strumentali della povertà. La radice di tutti i mali è la disuguaglianza, è l’economia che uccide. Come vescovi del Triveneto abbiamo elaborato un documento sul “lavoro in un mondo che cambia”. Si parla del denaro, dell’uso del denaro e di come lo investiamo: per speculare o a servizio dell’economia? E c’è un capitolo sul rapporto tra denaro e corruzione».

Moraglia ha citato il Papa, che in merito ai poveri parla della logica non solo dello sfruttamento, ma addirittura dello “scarto”. «La carità inserita in un processo economico, ci dice la verità dell’uomo. Noi abbiamo tutti gli stessi diritti, ma non li possiamo esercitare». Da qui l’esortazione all’educazione dei giovani al risparmio, anche nelle piccole cose. «Guardiamo la Pasqua come un momento per andare oltre la materialità dell’esistente. Quello che si fa in questa grande azienda è importante, qui si tratta il primo nutrimento dell’uomo, il pane: facciamo in modo che il lavoro sia sempre più umano, umanizzante e umanizzato».

Visitare e portare la propria preghiera negli ambienti di lavoro nei periodi che precedono le festività è un’iniziativa fortemente voluta dal Patriarca che, come di consueto, al termine della celebrazione è andato di persona, accompagnato dal presidente GMI Antonio Costato, nei reparti dove erano rimasti i lavoratori che non avevano potuto assistere alla funzione perché in turno. Il Patriarca ha benedetto la sala di panificazione, il reparto di confezionamento, il molino degli anni Venti.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © La Nuova Venezia