Moraglia in aeroporto messa e visita in pista

Oltre 500 fedeli accompagnano il Patriarca in pellegrinaggio al Marco Polo «Questo è il simbolo della vita frenetica. Ci sarà sempre bisogno di manodopera»
Di Marta Artico

Oltre cinquecento persone ieri mattina si sono ritrovate nella chiesa di Santa Maria Assunta per partecipare all’ultimo pellegrinaggio mariano dell’anno della fede guidato dal patriarca Francesco Moraglia, che ha visto come cornice l’aeroporto Marco Polo. Dopo un momento di raccoglimento in chiesa, la processione è partita, puntuale alle 7 e mezzo: assieme a Moraglia il direttore della Caritas don Dino Pistolato, il vicario foraneo don Massimo Cadamuro, diversi sacerdoti, cittadini. Artefici della giornata, sotto il profilo legato al pellegrinaggio, il parroco di Tessera don Lionello Dal Molin, e don Danilo Barlese, vicario episcopale.

Una volta in aeroporto, la visita e i fuori programma sono stati gestiti dal direttore dell’Enac, Valerio Bonato, che ha studiato il sopralluogo in ogni dettaglio. I fedeli, scortati da polizia e carabinieri, si sono incamminati lungo via Triestina, poi via Galilei, entrando nel sedime aeroportuale e circumnavigandolo sotto gli occhi incuriositi di turisti e passeggeri. I pullman sono rimasti indietro, in attesa della processione. Una volta guadagnata la postazione degli “arrivi”, il Patriarca è stato accolto dallo staff di Save, Enac ed Enav. A salutarlo il presidente della società aeroportuale, Enrico Marchi, assieme ai suoi collaboratori, tra cui l’amministratore delegato di Save, Paolo Simioni, il direttore operativo di Business Unit Aviation, Corrado Fischer, il direttore della torre, Alessandro Manganelli.

«Ho appoggiato con entusiasmo questo pellegrinaggio anomalo, che è anche una ripartenza», ha detto Moraglia. «Quando la vita si fa frenetica cosa c'è di più frenetico di un aeroporto? Dobbiamo tornare ad una chiesa unita che prega. Quante volte noi non consideriamo lo smarrimento delle persone che incontriamo? Il rapporto con Dio ci restituisce a quell'unità che ci fa risolvere i problemi e che un io invadente può complicare: chi prega ritrova se stesso».

Da qui l’invito del Patriarca a puntare la sveglia dieci minuti prima al mattino per pregare. «Non è un giorno anomalo», ha esordito il direttore Bonato salutando con trasporto il Patriarca, «è un giorno aeroportuale. Lei ci ha portato nel cielo della Madonna di Loreto: sei mesi fa ero agli “arrivi” e dissi a don Lionello “dobbiamo far venire qui il Patriarca».

«Oggi nessun passeggero ha perso l’aereo», ha proseguito con ironia. «Per organizzare l’evento abbiamo ritenuto che il pellegrinaggio e la visita rientrassero nell'emergenza aeroportuale: lei oggi è un passeggero e sulla sua persona abbiamo impostato l’esercitazione, altrimenti questa giornata avrebbe potuto configurarsi come interruzione di pubblico servizio».

«L’aeroporto è un microcosmo dove ogni giorno lavorano migliaia di persone», ha sottolineato Marchi, «dove si vive il momento dell'incontro e del distacco. Abbiamo la consapevolezza che questo momento ci farà vivere i nostri compiti con ancora maggior responsabilità e impegno».

Dopo la messa, Moraglia e Bonato hanno scoperto alla presenza dei familiari la targa in memoria dei caduti in aeroporto: il colonnello Alessandro Russo, il tenente Marco Baldetti e il maresciallo Luigi Pellis, deceduti nel 1993, quando cadde un aereo militare e lo stesso Bonato benedisse le salme. Grazie ad Enav, il Patriarca è entrato in pista di volo con un pulmino apposito e si è recato alla testata 22, dove si trova la statuina della Madonna di Loreto, per raggiungerla è passato sotto la cascata d’acqua dei vigili del fuoco, realizzata per lui. «L'aeroporto richiederà sempre manodopera», ha detto Moraglia, «mentre al contrario altre aziende saranno sempre più meccanizzate». Per questo il Patriarca si è augurato che lo scalo rimanga protetto e controllato, in quanto luogo di rischio.

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