Moraglia bacchetta la politica «Uomo e famiglia siano al centro»

Il Patriarca nel messaggio pasquale invita a riflettere sulla domenica, richiamando l’importanza del riposo contro la mera sfera economica. «Bisogna opporsi alle disfunzioni del pensiero unico»
Di Marta Artico

«Considerare in modo nuovo l’uomo, la società, la politica, la famiglia, la domenica, la vita». Il Patriarca Francesco Moraglia, nel messaggio pasquale indirizzato ai fedeli e a tutti i cittadini veneziani, si sofferma a riflettere sulla “domenica”, richiamando il valore del riposo e della famiglia contro la mera sfera economica, e bacchetta ancora una volta la politica autocentrata, capace solo di parlarsi addosso perdendo di vista la persona.

Per il capo della Chiesa veneziana la Pasqua conferisce al cristiano una responsabilità più grande, che cambia radicalmente il modo di vivere. «Pasqua non sia solo guardare avanti ma reinterpretare l’oggi con la saggezza di chi coglie tutto a partire dal suo senso ultimo. Ed è proprio il Risorto che ci invita a non fermarci al momento presente, secondo la sola ottica terrena, ma a cogliere tutto - ad iniziare dalla corporeità e dal possesso dei beni materiali - nella prospettiva del compimento finale».

Da qui l’appello all’impegno: «Bisogna prendere le distanze da quanto grava sulla nostra società che, pure, ama definirsi progredita. Bisogna, con coraggio, opporsi alle molte disfunzioni che la segnano e la rendono succube del pensiero unico dominante, impedendole di guardare al vero bene della persona, della famiglia e della stessa società. Siamo chiamati, in tal modo, a dissentire da una politica capace solo di accusarsi reciprocamente nei suoi diversi schieramenti (e al loro stesso interno) e incapace di porre al centro l’uomo». E ancora: «Guardiamo a Gesù realmente risorto e a partire da Lui consideriamo, in modo radicalmente nuovo, l’uomo e la società. In tale logica entra la domenica come giorno del Signore e giorno dell’uomo ma se continueremo progressivamente a smarrire il senso religioso, antropologico e sociale della domenica semplicemente perderemo l’uomo, “ridotto” ormai alla sola dimensione economica. Ci limiteremo ad interrogarci solo su quanto produce e su quanto guadagna ma quando, per età o salute, non produrrà e non guadagnerà più quale posto troverà nella società in cui conta solo, o soprattutto, la produzione e il guadagno?».

Aggiunge monsignor Moraglia: «Insieme all’uomo, indeboliremo anche la famiglia, che è relazione fondante la convivenza sociale, in una società che, oggi, risulta sempre più "liquida" al punto da rendere più difficile l’alleanza fedele tra l’uomo e la donna chiamati, nel dono di sé, a trasmettere e custodire il bene essenziale della vita, fin dal suo primo sorgere nel grembo materno».

Il Patriarca ricorda le recenti parole di Papa Francesco sulla famiglia e contro ogni "forma di ideologia, ad iniziare da quella del gender". Domanda Moraglia: "Basta scandalizzarsi per la domenica “tradita”, per la famiglia “lasciata sola”, per il lavoro “precario”, per il dramma dei “popoli della fame” costretti a migrare per non morire? Gesù risorto non ci viene incontro come Colui che elimina i problemi. Piuttosto, a Pasqua, inizia l’impegno del cristiano, chiamato ad affrontare la vita secondo la sapienza del Risorto che non ha “evitato” la morte ma l’ha affrontata e vinta».

«A tutti, a chi è provato negli affetti familiari, ai malati, agli anziani, ai giovani, a quanti faticano a dar senso alla loro vita», conclude Moraglia, «l’augurio fraterno d’incontrare il Signore risorto».

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