Monito del Patriarca «Gli eccessi della moda deturpano il corpo»
VENEZIA. Nel giorno della commemorazione dei defunti, nella chiesa di San Michele, l’omelia del Patriarca Moraglia tocca argomenti di attualità preoccupanti, inquietanti. Il patriarca parla di vita e di morte. Invita a rispettare il corpo e ne condanna l’idolatria. «Il sì della morte è l’atto di fede e di obbedienza più grande perché nella morte compio l’atto di distacco e di povertà più grande possibile» ha detto ieri Moraglia «Mi distacco dal mio corpo, un corpo oggi idolatrato. Le nostre adolescenti patiscono i messaggi della moda perché, prima di una sfilata, per dieci giorni si devono assumere solo liquidi».
A fronte di una società che esalta e crea corpi effimeri perfetti il presule evidenzia: «Ai nostri ragazzi mandiamo questi messaggi: un corpo idolatrato e anche deturpato. Perchè chi non mangia da dieci giorni non può essere bello. Idolatriamo il nostro corpo in modi differenti, poi non vediamo altro che l’ora di sbarazzarcene quando questo corpo non corrisponde più ad un efficientismo, a quei canoni, a quelle misure». Il Patriarca continua con un monito: «Dobbiamo ripensare il nostro modo di essere uomini».
Ovunque è silenzio mentre una luce autunnale illumina l’abside. Alla presenza delle autorità, tra queste il sindaco e il prefetto, il Patriarca rievoca l’importanza del momento: «Una comunità che ricorda i propri morti esprime un senso di gratitudine civile. È un gesto politico, educativo. Di fronte alla morte non c’è progetto scientifico in grado di dire “fermati”. Non c’è somma di denaro sufficiente per comprare l’immortalità».
Agli astanti il presule pone riflessioni sull’uomo distinguendo tra il credersi «onnipotente ed eterno» e l’essere fragile e umano: «Non riusciamo ad afferrare il tempo che è la cifra della nostra esistenza. Riconciliarci con la morte e avere il coraggio di una proposta educativa di questo termine non ci rende gufi. C’è chi vede gufi e antigufi e non si rende conto di essere ridicolo. Si tratta di essere uomini».
Infine il Patriarca ha benedetto i campi dalla cappella di San Cristoforo e le autorità hanno seguito la deposizione di corone d’alloro ai caduti in guerra, con un omaggio alla tomba del tenente colonnello di artiglieria Mario Vitali, fondatore del Panathlon.
Nadia De Lazzari
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