Mestre, il monastero di Carpenedo rinasce: in arrivo studentato e casa di riposo
La Fondazione Carpinetum ha acquistato per 2,7 milioni di euro il monastero delle suore di clausura chiuso dal 2016

Spazio ce n’è a volontà, verde anche. Quanto basta per ospitare uno studentato, una casa di riposo e attività dedicate alla popolazione.
La Fondazione Carpinetum ha realizzato un sogno, quello di acquistare per 2,7 milioni di euro, il Monastero delle Suore di Clausura Eremitane Scalze di Carpenedo. Ieri la comunicazione ufficiale alla città, con la quale condividerà ogni passo di questo grande progetto che finalmente si avvia a diventare realtà.
L’impegno è aprirlo e riconsegnarlo a Mestre per step. In una frase, annuncia Andrea Groppo, presidente della Fondazione: «Farlo tornare a essere patrimonio prezioso per tutta la città, luogo dove promuovere attività solidali e di inclusione sociale».
Per arrivare alla firma della compravendita, avvenuta il 5 marzo, ci è voluto un percorso lungo passato attraverso numerosi placet e nulla osta, non da ultimi quello Vaticano e del patriarca di Venezia.
E così quello che dal 2016 è un luogo tanto abbandonato, ma altrettanto magico e caro ai cittadini, tornerà a vivere. Parliamo di 4.500 metri quadri di coperto tra villa, barchessa, eremo, edificio refettorio e ancora chiesa, cappellina neogotica, celle, magazzino e “manica ovest”, ossia la parte dove più antica e spartana delle monache. E infine il “brolo”, ossia la campagna. Diecimila metri quadri.
Dentro, tutto è rimasto tale e quale, persino il calendario con la data del 2016, i letti delle monache, le parti a scomparsa, perchè le suore di clausura, vivevano ritirate e ai margini.
Il denaro per l’acquisto è stato trovato tra le pieghe della causa che la Fondazione ha portato avanti per 12 anni con Anas, che ha espropriato un terreno destinato a Don Vecchi e mai realizzato, per costruire la Orlanda bis. 2,8 milioni di euro saldati di recente. L’acquisizione è stata dunque coperta con l’indennità di esproprio.
Per la ristrutturazione si stima una spesa che varia tra gli 8 e i 9 milioni di euro. E qui entra in campo Il Prossimo, che opera in sinergia con la Fondazione e ne costituisce il braccio operativo nella carità. E poi un conto corrente dedicato alla raccolta pro Monastero Carpenedo.
A dare materia al sogno, ieri pomeriggio all’ex cinema Lux, c’erano Andrea Groppo, presidente della Fondazione, che ha annunciato anche l'inaugurazione del Centro Don Vecchi numero 9 agli Arzeroni, che si terrà il 21 giugno.
Edoardo Rivola, presidente del Prossimo, lo staff e la direzione dei Don Vecchi, il parroco di Carpenedo, don Gianni Antoniazzi, e ancora la società Planum, che realizzerà il maxi restyling. «La Fondazione e i centri don Vecchi» ha esordito Andrea Groppo «sono cresciuti grazie al sostegno e alla partecipazione attiva della comunità di Carpenedo, di Mestre e Venezia. Il nostro operato è profondamente radicato nel tessuto sociale del territorio e restituire un bene così significativo alla comunità è il nostro modo per esprimere un sincero grazie a tutti coloro che hanno creduto e continuano a credere nella nostra missione». «Penso a come questo sia un altro sogno di don Armando che si realizza» ha aggiunto Edoardo Rivola «negli ultimi giorni aveva benedetto questo progetto».
«Questo traguardo è punto di arrivo ma soprattutto di partenza». Il presidente del Prossimo ha sottolineato la volontà di aprire il giardino, abbassare il muro, farlo diventare parte della città sin da subito.
All’interno? Anzitutto uno studentato – è stato annunciato ieri – gli uffici della Fondazione e ancora una casa di riposo di dimensioni ridotte, che non sia un Don Vecchi e neanche una Rsa, ma un progetto nuovo, dedicato alle persone in perdita di autonomia. E poi quello che la città vorrà. Le associazioni possono proporre idee in ambito sociale e solidale. Ieri è partita la caccia ai finanziamenti. La Fondazione parteciperà a bandi europei, gare dedicate a ville venete, reperirà fondi tra aziende. «La rigenerazione urbana del complesso è un’occasione unica» ha detto Alessandro Checchin di Planum, entusiasta del compito.
Rimane il nodo parcheggi, da studiare attentamente, assieme al comune.
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