Molini di Sotto, degrado in pieno centro

Mirano. Calcinacci, travi, lamiere, vegetazione selvaggia: le immagini dall’alto dello stato di abbandono dell’ex opificio

MIRANO. Anche Mirano ha il suo “buco”. Ex opificio Molini di Sotto, sito di archeologia industriale da recuperare, ormai caduto in rovina, divorato anche dalla vegetazione che sembra essersi voluta riprendere lo spazio occupato dall’opera dell’uomo. Un tempo “cartolina” della città, oggi vero e proprio monumento all’abbandono. Restano solo i muri perimetrali e da anni ormai i miranesi si chiedono cosa vi sia dietro quella facciata pericolante e soprattutto come potrà essere recuperato un gioiello così, lasciato cadere in disgrazia. Abbiamo esplorato il cratere dei Mulini dall’alto, con il drone, per vedere cosa nascondano quelle mura visibili altrimenti solo da via Barche.

Il crollo del tetto del palazzo industriale che si affaccia sul bacino del Muson, avvenuto qualche anno fa, ha permesso di svelare l’incuria e il degrado di questa parte di centro storico. È stato come scoprire un sarcofago del degrado, che abbiamo voluto esplorare dall’alto. L’immagine che ne esce è desolante: il cratere dei Mulini è in realtà un catino contenente un tappeto di calcinacci, travi e lamiere, ciò che resta del tetto collassato a terra.

Terra nel vero senso della parola, con tanto di vegetazione selvaggia, alberi e rovi, perché del pavimento non c’è traccia ormai da anni. Spuntano cinque pali metallici di sostegno, ormai inutili, mentre resistono solo i muri perimetrali, anch’essi ormai in rovina, presi di mira anche da qualche vandalo, riuscito ad entrare attraverso le finestre che nessuno ha mai voluto murare. Parlare di restauro ormai appare quasi fantascienza. Il recupero dei Mulini passa ormai necessariamente per una ricostruzione vera e propria, praticamente da zero, anche se ormai i miranesi hanno perso ogni speranza. Eppure un progetto c’è e anzi sta subendo proprio in questi mesi una nuova, e si spera decisiva, accelerata, su impulso proprio del Comune, stanco di aspettare e mostrare al mondo la “porta est” del suo centro storico in queste condizioni.

Il progetto è quello avanzato ancora diversi anni fa dal proprietario, lo studio Rongaudio e che ha subito diverse modifiche nel tempo, con la Sovrintendenza sempre in agguato a cercare di preservare un bene storico vincolato. Mulini vittima della burocrazia dunque? Pare proprio di sì. Bocciata la proposta di una terrazza sul bacino delle Barche, le ultime prescrizioni riguardano l’impossibilità di aprire sul tetto alcune finestre.

L’ex opificio diventerà un complesso residenziale ma anche direzionale, con grandi appartamenti e un piano di uffici. Il palazzo dovrà però rimanere così com’era, quasi perfettamente aderente alle foto d’epoca. Proprietà e Comune premono per fare in fretta, la Sovrintendenza per fare bene. I miranesi intanto lo guardano venire giù, inesorabilmente.

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