Molestie, preso vigilante di Mira
MIRA. Le ha sorprese mentre tentavano di rubare una maglietta, le ha convocate nel suo ufficio e dopo una reprimenda le ha invitate ad una ad una, separatamente, a spogliarsi con la scusa che le doveva perquisire. Tre ragazze trevigiane, una 18enne e due 16enni, hanno poi raccontato ai genitori di essere state pesantemente palpeggiate nella parti intime da un vigilante che lavora nel negozio Oviesse in centro a Treviso. L’uomo, Anthony Chukwuemeka Igwe, 41 anni, un nigeriano residente a Mira, è ora agli arresti domiciliari nella sua casa di Mira con l’accusa di violenza sessuale aggravata. Il giudice delle indagini preliminari di Treviso Angelo Mascolo ha emesso un ordine di custodia cautelare al termine di un’indagine durata un mese.
La vicenda risale alla tarda mattinata del 30 maggio scorso quando le tre ragazze, due trevigiane ed una straniera, entrano nel negozio di Oviesse in via Indipendenza a Treviso per dare un’occhiata al vestiario. Le tre giovani passano da un reparto all’altro finché la loro attenzione non si incentra su alcune magliette. Entrano ed escono dai camerini per provarsele. Poi, ad una passa per la testa l’idea di togliere l’etichetta e di nasconderla in una borsetta con la complicità delle amiche.
Le tre ladruncole, però, non sanno di essere finite nel mirino di un addetto alla vigilanza nigeriano che da tempo le segue con discrezione e a distanza. L’uomo aspetta che le giovani oltrepassino la cassa e poi le blocca. «Ragazze, ho visto quello che avete fatto. Sono il vigilante del negozio, seguitemi nel mio ufficio». Le giovani si sentono sprofondare e dalla vergogna non ci pensano due volte a seguire i consigli dell’uomo.
Nell’ufficio inizia così un severo rimprovero da parte del vigilante. «Ho visto cos’avete fatto e le telecamere hanno registrato tutto. Ora potrei chiamare i vostri genitori e la polizia. Sapete quali gravi conseguenze può avere sul vostro futuro una vicenda simile?». La reprimenda va avanti per quasi mezz’ora. La tecnica del nigeriano è quella dell’intimidazione. Vuole mettere pressione psicologica sulle ragazze. Alla fine, però, si dimostra paterno. «Non voglio rovinarvi e vi lascio andare senza chiamare la polizia. Ma prima, però, voglio accertarmi che non abbiate altri indumenti da nascondere».
Le fa uscire dal suo ufficio e poi le chiama dentro una alla volta. «Spogliati», intima ad ognuna delle ragazze quando arriva il turno di perquisizione. Le costringe a togliersi anche le mutande. Poi, le palpeggia nelle parti intime simulando un’improbabile perquisizione corporale. Terminate le perquisizioni, le tre ragazze vengono invitate ad andarsene. «Ma non fatelo più», gli dice.
Le ragazze per qualche giorno se ne stanno zitte. Poi è la maggiorenne del gruppo a rompere il silenzio e a raccontare ai genitori quello che è successo nel negozio del centro. Scatta la denuncia in questura. Gli agenti della squadra mobile di Treviso , coordinati da Enrico Biasutti, sentono anche le due minorenni. Che, secondo gli investigatori, confermano in modo univoco e congruente la versione dei fatti della loro amica. L’indagine lampo si conclude con la richiesta del pubblico ministero di misura cautelare dei domiciliari nei confronti del nigeriano, accordata dal giudice delle indagini preliminari. Giovedì mattina, al nigeriano è stata notificata la misura cautelare.
Il capo della squadra mobile Enrico Biasutti lancia un appello: «Se altre donne sono state molestate dal vigilante si facciano avanti». L’uomo, infatti, dipendente di un’agenzia padovana, ha prestato servizio come vigilante in vari negozi del Veneto e gli investigatori non escludono che altre giovani possano essere state vittime di pesanti molestie. Per questo motivo è stata diffusa anche la sua fotografia.
Lunedì mattina il nigeriano dovrà presentarsi davanti al giudice Angelo Mascolo per l’interrogatorio di garanzia. In quella sede avrà modo di difendersi e di fornire la sua versione dei fatti.
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