Mognato lascia il Pd «Questo partito allontana gli elettori»
La spaccatura nel Partito Democratico continua anche a livello locale. Dopo i parlamentari Davide Zoggia e Delia Murer che hanno subito lasciato il Pd per il Movimento Democratico e Progressista di Bersani, ora dopo il via alla fase del congresso metropolitano, anche il deputato Michele Mognato, già vicesindaco e assessore a Venezia, rende pubblica la lettera aperta (letta venerdì sera al termine del dibattito congressuale del Circolo Pellicani” di piazza Ferretto) con cui spiega al Pd la scelta - «dolorosa e non esente da critiche» - per le quali ha deciso di lasciare il partito e aderire ad “Articolo Uno - Movimento Democratico e Progressista”.
«È una decisione maturata dopo una fase di riflessione che ho ritenuto di anticipare rispetto alle prime considerazioni. Era mia intenzione completare il “cosiddetto” percorso congressuale e conseguentemente valutare se esistessero ancora le condizioni per riconoscermi in questo partito. Ho invece deciso di compiere ora la scelta. Con il passare dei giorni ho avuto la conferma che il congresso in realtà è stato pensato come una campagna elettorale e non come un confronto di idee, di proposte tra loro diverse e alternative, capaci di coinvolgere donne e uomini a cui non basta solo votare il leader», ha scritto Mognato, «Forse sarebbe servita una discussione che, partendo dalle motivazioni che hanno portato alla costruzione del Pd, alla sua vocazione maggioritaria e senza fare sconti a nessuno dei protagonisti della vita politica, si confrontasse con i cambiamenti epocali avvenuti e in corso. Speravo in una discussione vera per ravvisarne gli elementi positivi ma anche i limiti ed errori».
Prosegue Mognato: «Dobbiamo chiederci perché il nostro pensiero riformista non vince su indifferenza e fatica a dare risposte ai tanti che vivono le conseguenze della drammaticità della crisi economica, del dramma della disoccupazione e della precarietà, del dilagare delle diseguaglianze che continuano a togliere la dignità a milioni di persone esaltando l’individualismo. Perché le nostre riforme non hanno avuto ricadute elettorali positive e il nostro Paese non è più equo di tre anni fa, se non nel campo dei diritti civili: non è poco, ma non è neppure abbastanza. Non mi illudevo fosse sufficiente un’assise congressuale per dare risposte. Ma la strada scelta porta, anche a sinistra, il confronto prevalentemente sul terreno della competizione personale».
«In questi mesi è progressivamente venuto meno in me quell’entusiasmo ulivista e popolare che il 25 ottobre 2005 mi aveva portato, da segretario provinciale dei Ds dopo le primarie che elessero Prodi, a proporre tra i primi in Italia il gruppo unico dell’Ulivo in Consiglio a Venezia e successivamente a impegnarmi per la costruzione del Pd», chiarisce Mognato, «Sono giunto alla conclusione che la progressiva evoluzione del partito ha allontanato gli elettori e non è più in grado di dare rappresentanza complessiva al centrosinistra anche con un’ambiguità sui riferimenti sociali e sulle alleanze politiche. È necessario costruire un nuovo centrosinistra nazionale in netta discontinuità nel merito (le politiche) e nel metodo (la politica) con le scelte degli ultimi anni».
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