Mogliano fa causa a Banca Intesa

Derivato “velenoso” da 5 milioni. «Paghiamo interessi crescenti sul mutuo»

MOGLIANO. Il Comune fa causa contro Intesa San Paolo per mancate comunicazioni alla sottoscrizione del derivato. Seguendo l’esempio di altre amministrazioni, la giunta moglianese ha deciso di promuovere un’azione legale contro la propria banca. Negli ultimi anni il derivato, che avrebbe dovuto mettere le casse comunali al riparo dalle fluttuazioni dei tassi d'interesse, si è rivelato una polpetta avvelenata. Rinegoziare il maxi-mutuo di 24 milioni di euro che vincola il Comune di Mogliano con Banca Intesa costerebbe più 5milioni di euro.

«È, in negativo, il valore di mercato del prodotto che fu stipulato nel 2007», spiega il vicesindaco Giannino Boarina, assessore al bilancio, «praticamente per rinegoziare il mutuo dovremmo oggi erodere completamente l’avanzo del nostro Comune». Ma perché dovrebbe essere necessario cambiare le condizioni del mutuo? Il motivo è presto detto: «Proprio per effetto di quel derivato», spiega Boarina, «oggi ci troviamo con un mutuo a rata crescente e siamo vincolati a pagare con un tasso di interesse superiore a quello minimo applicato oggi dalle banche».

Il city manager di allora, Vittorio Zanus, fortemente voluto da Giovanni Azzolini ai vertici del Comune, oggi occupa un ruolo di rilievo in un altro istituto di credito. Fu lui a caldeggiare l’acquisto del derivato, ma solo rivendendolo a stretto giro il Comune ci avrebbe davvero guadagnato.

«Si trattava di una polizza di tipo collar», spiega Boarina, «che limitava entro un certo intervallo minimo e massimo il tasso d’interesse. In quegli anni si ipotizzava che i tassi dovessero schizzare verso l’alto, l’anno dopo invece si sono sensibilmente ridotti». Se il costo di 5 milioni per liberarsi del derivato è connaturato al rischio di simili strumenti finanziari secondo la società di consulenza Brady Italia Finance il prodotto «presentava alla data della stipula un mark to market negativo per l'Ente pari a 586.412 euro valore a suo tempo non comunicato e quindi omesso rappresentativo di costi e impliciti ignorati dall’Ente». In forza di questa valutazione la giunta ha incaricato l’avvocato Duilio Manella di Pescara di intraprendere un’azione legale contro la banca. «Oggi paghiamo ogni anno una rata di circa un milione». spiega Boarina. Ma a regolare questi pagamenti ci sono clausole che per i non addetti ai lavori suonano come l'aramaico antico: «interest swap, opzione cap, opzione floor, opzione collar, swap optino, forward rate agreement».

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