Misurazioni truccate sequestri a Petroven
La Guardia di Finanza contesta la sottrazione di accise sui petroli. Eni: «Estranei a condotte illecite, noi parte lesa»
Petroven, via dei petroli, Marghera
MARGHERA . Misurazioni truccate nei depositi Eni, sottratti 10 milioni di accise sui petroli. Indagate 18 persone. Perquisizioni e sequestri anche a Marghera, al deposito Petroven. La frode è stata svelata dalle indagini della Gdf, coordinate dalla Procura di Roma. Gli indagati sono direttori, responsabili operativi, dipendenti di depositi e raffinerie e funzionari di uffici metrici. Manomessi gli strumenti di misurazione dell’estrazione dei carburanti, sequestro preventivo dei sistemi installati in depositi e raffinerie Eni in 13 regioni.
Spiega, in una nota, il Nucleo di Polizia Tributaria di Roma, che «attraverso l’esame della documentazione e dei supporti informatici acquisiti in sede di perquisizione, i controlli su strada della movimentazione dei carburanti e le consulenze tecniche disposte dall’autorità giudiziaria, è stata accertata la sottrazione al pagamento delle accise gravanti su quasi 40 milioni di litri di prodotti, con conseguente evasione di circa 10 milioni di euro di tributi».
Gli investigatori hanno scoperto che «la frode veniva realizzata mediante la manomissione degli strumenti di misurazione ( “testate”) e dei sigilli apposti sugli stessi dall’Amministrazione finanziaria a tutela della loro immodificabilità, l’arbitraria modifica delle variabili di volume, temperatura e densità dei carburanti e l’alterazione informatica delle “testate”, anche “da remoto”» si legge nella nota della Gdf «Ciò ha comportato la commercializzazione di quantitativi di carburanti superiori a quelli realmente estratti dai depositi e risultanti dalla documentazione contabile, con la conseguente immissione in consumo di prodotti in evasione d’imposta».
In un comunicato Eni precisa: «Estranei a condotte illecite, l’azienda è parte lesa. Il gip del Tribunale di Roma ha disposto il sequestro preventivo dei misuratori di prodotti petroliferi situati presso le raffinerie e depositi della società in Italia. Tale provvedimento si inserisce in attività di indagine che erano state avviate dalle procure di Frosinone e di Prato nel 2010 e dalla procura di Roma nel 2014, di cui la società aveva già dato notizia.
I procedimenti sono poi stati riuniti di fronte alla procura di Roma. Eni ha costantemente fornito all’autorità giudiziaria la massima collaborazione, con l’intento di chiarire le proprie ragioni a sostegno della correttezza del proprio operato e dell’estraneità alle presunte condotte illecite. Nell’ambito di questa vicenda, Eni si ritiene parte offesa».
(c.m.)
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