Mirano, la protesta di via Desman: cittadini in strada da 300 giorni
MIRANO. Trecento giorni in strada. Fa conto tondo la protesta di via Desman, che oggi segna un nuovo traguardo di caparbietà e resistenza. Gli irriducibili del comitato Desman non demordono e da dieci mesi, con pausa solo a scuole chiuse, si mettono in fila, 10, 15 per volta, a camminare sul ciglio della via. Risultati però pochi o nessuno e il trecentesimo giorno di camminata mattutina lungo la provinciale diventa così l’occasione per sfogare la rabbia contro le istituzioni, a poche settimane dall’ultimo incidente mortale che ha spezzato la vita di uno di loro, Tiziano Bovo, travolto il mese scorso da un furgone a cento metri da casa.
«Fa molto male la politica dei due Comuni, Mirano e S. Maria di Sala, a non interessarsi dei nostri problemi», tuona il portavoce Marino Dalle Fratte, «non basta dire che non ci sono soldi, mentre si spende per opere e iniziative che non migliorano la sicurezza delle persone, mentre qui veniamo uccisi appena usciti di casa».
Una protesta che peserà anche sul voto dei due Comuni, chiamati a eleggere i loro rappresentanti in primavera. Il caso di via Desman resta incredibilmente irrisolto: tra Zianigo, Veternigo e Sant’Angelo, tre centri in due Comuni, si continua a correre e rischiare. Manca la ciclabile, manca il guardrail, mancano le pensiline dei bus e in alcuni tratti manca perfino l’illuminazione pubblica. Restano, invece, terribili incroci a raso e pericolosi, pur nella loro utilità, fossi ambo i lati, spesso pieni d’acqua, senza protezioni e in alcuni casi con pochi centimetri di banchina a separarli dalla strada. Quando i residenti escono di casa, in bici o a piedi, inizia la roulette russa: si transita a pelo del fosso, sfiorati da auto, bus e camion, molti lanciati oltre il limite, soprattutto dopo che la velocità massima è stata abbassata a 50 orari. Come in centro abitato, ma in un rettilineo extraurbano, dove non vengono mai fatti controlli (se non nei centri dei paesi), è come non averli. La velocità di crociera media resta alta: 70 chilometri orari se va bene, più spesso 90.
Oggi i residenti escono per la 300ª mattina, nonostante il freddo, nonostante la sordità delle istituzioni, dai Comuni, alla Regione, passando per la Città metropolitana. Indosseranno, come da dieci mesi a questa parte, il gilet fluorescente e cammineranno per una ventina di minuti, bici a mano, sul ciglio della strada. Qualcuno, vedendoli, penserà che con tutto quel traffico, le foschie e il gelo è un rischio ogni mattina. In realtà lo è anche ogni pomeriggio, ogni sera e ogni qualvolta tocca uscire per andare in centro, a fare la spesa, o anche solo a gettare la spazzatura.
Filippo De Gaspari
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