Mirano, la protesta di via Desman: cittadini in strada da 300 giorni

Ogni mattina per un quarto d’ora i residenti camminano sul ciglio della via chiedendo più sicurezza. In ottobre l’ultimo incidente mortale

MIRANO. Trecento giorni in strada. Fa conto tondo la protesta di via Desman, che oggi segna un nuovo traguardo di caparbietà e resistenza. Gli irriducibili del comitato Desman non demordono e da dieci mesi, con pausa solo a scuole chiuse, si mettono in fila, 10, 15 per volta, a camminare sul ciglio della via. Risultati però pochi o nessuno e il trecentesimo giorno di camminata mattutina lungo la provinciale diventa così l’occasione per sfogare la rabbia contro le istituzioni, a poche settimane dall’ultimo incidente mortale che ha spezzato la vita di uno di loro, Tiziano Bovo, travolto il mese scorso da un furgone a cento metri da casa.

«Fa molto male la politica dei due Comuni, Mirano e S. Maria di Sala, a non interessarsi dei nostri problemi», tuona il portavoce Marino Dalle Fratte, «non basta dire che non ci sono soldi, mentre si spende per opere e iniziative che non migliorano la sicurezza delle persone, mentre qui veniamo uccisi appena usciti di casa».

Una protesta che peserà anche sul voto dei due Comuni, chiamati a eleggere i loro rappresentanti in primavera. Il caso di via Desman resta incredibilmente irrisolto: tra Zianigo, Veternigo e Sant’Angelo, tre centri in due Comuni, si continua a correre e rischiare. Manca la ciclabile, manca il guardrail, mancano le pensiline dei bus e in alcuni tratti manca perfino l’illuminazione pubblica. Restano, invece, terribili incroci a raso e pericolosi, pur nella loro utilità, fossi ambo i lati, spesso pieni d’acqua, senza protezioni e in alcuni casi con pochi centimetri di banchina a separarli dalla strada. Quando i residenti escono di casa, in bici o a piedi, inizia la roulette russa: si transita a pelo del fosso, sfiorati da auto, bus e camion, molti lanciati oltre il limite, soprattutto dopo che la velocità massima è stata abbassata a 50 orari. Come in centro abitato, ma in un rettilineo extraurbano, dove non vengono mai fatti controlli (se non nei centri dei paesi), è come non averli. La velocità di crociera media resta alta: 70 chilometri orari se va bene, più spesso 90.

Oggi i residenti escono per la 300ª mattina, nonostante il freddo, nonostante la sordità delle istituzioni, dai Comuni, alla Regione, passando per la Città metropolitana. Indosseranno, come da dieci mesi a questa parte, il gilet fluorescente e cammineranno per una ventina di minuti, bici a mano, sul ciglio della strada. Qualcuno, vedendoli, penserà che con tutto quel traffico, le foschie e il gelo è un rischio ogni mattina. In realtà lo è anche ogni pomeriggio, ogni sera e ogni qualvolta tocca uscire per andare in centro, a fare la spesa, o anche solo a gettare la spazzatura.

Filippo De Gaspari

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