Mirano e Martellago, i più ricchi abitano qui
MIRANO. Continuano ad abitare a Mirano i più ricchi del comprensorio. In generale, però, in quest’area si guadagna abbastanza bene rispetto alla media del Veneziano e regionale. I dati Istat si riferiscono al 2011, desumibili quindi dalle dichiarazioni dei redditi che sono state presentate nel 2012, gli ultimi disponibili, e rivelano un aumento di reddito rispetto al 2010 in tutti i sette comuni. Resta da capire cosa succederà dal 2012, quando la crisi si è acuita e molti dipendenti hanno iniziato ad andare in mobilità, cassa integrazione e degli imprenditori sono stati costretti a chiudere o a ridimensionare. Nella provincia, si guadagnano 23.184 euro per contribuente e 13.608 per abitante, in Veneto i numero diventano, rispettivamente, 23.180 euro e 13.376.
Mirano. Come negli anni precedenti, qui abitano i più “facoltosi”. I contribuenti nel 2011 sono stati 15.979, che hanno dichiarato una media di 24.713 euro ciascuno, contro i 24.573 dell’anno precedente. Se si riferisce il dato all’intera popolazione (26.831 residenti), il guadagno medio annuo è di 14.968. Di più, perché Mirano è il secondo per reddito pro capite dietro solo a Venezia (15.720 euro). Non se la passano male neppure Martellago, con un reddito, per contribuente, di 23.912 euro, il secondo a livello di Miranese, mentre per abitante è di 14.016, il terzo nella classifica dietro a Spinea. Insomma, guidano la lista i tre più popolati del comprensorio.
Andamento. Detto di Mirano e Martellago, oltre la media provinciale e veneta, per contribuente, c’è anche Spinea (23.609), mentre sono di poco sotto Noale (23.129 euro) e Scorzè (23.118 euro). A meno di 23 mila euro annui ci sono Salzano (22.377 euro) e Santa Maria di Sala (22.159). Il reddito medio, invece, vede Mirano, Spinea e Martellago sopra i 14 mila euro, Noale e Salzano oltre i 13.200, Scorzè e Santa Maria di Sala sotto i 12.900 euro. Quest’ultimo, è anche il comune con l’età media più bassa del Veneziano con 39,8 anni.
Prospettive. Secondo gli esperti, potrebbe esserci una flessione negli anni successivi. Da Unindustria fanno sapere che il 2011 è stato un buon anno, a cui è seguito un biennio dove sono iniziati i problemi con l’inizio della cassa integrazione, della mobilità e tutti gli altri ammortizzatori sociali per far fronte alla crisi. Senza contare le aziende, con gli imprenditori costretti chi a ridimensionare e chi addirittura a chiudere.
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